pagamenti NFC

I pagamenti NFC tramite smartphone è una tecnologia che soltanto negli ultimi mesi sta diventando preponderante nei costumi degli Italiani. Altrimenti noto come “Near Field Communication”, questo sistema fu sviluppato nei primi anni 2000 da aziende come Nokia, LG e Sony, e in pratica consente di utilizzare lo smartphone per pagare sui lettori Pos contactless senza mettere mano al portafogli.

Tuttavia alla semplicità di utilizzo non corrisponde una sicurezza al 100% nelle transazioni, e le banche ne sono a conoscenza al punto di non incoraggiare in alcun modo l’uso di NFC collegato ai loro conti correnti. Inoltre, chi decide di pagare con il cellulare deve riconoscere un’ulteriore spesa di gestione alla banca che, unito al costo dei conti correnti italiani più alto d’Europa, può scoraggiare il cliente.

 

Pagamenti NFC con lo smartphone: come funziona e quali sono i rischi

Ad ogni modo il processo non si può arrestare e, secondo le previsioni di Abi Research, entro la fine dell’anno ci saranno in circolazione 270 milioni di device con NFC integrato. Numeri che potrebbero davvero inaugurare la sospirata “cashless society” che non evade più le tasse, ma gli esperti sono in allarme sul lato sicurezza dei dispositivi che usano tale metodo di pagamento.

Se infatti i pagamenti NFC comportano transazioni in cui bisogna inserire delle password di autenticazione sopra i 25 euro, è altresì vero che l’incremento di virus e malware registrato nell’ultimo anno può aggirare le protezioni.

Esattamente come accade con il phishing per le email, l’uso di malware e trojan consente di sottrarre i dati delle carte e le credenziali di accesso per rendere NFC pericoloso. Ci sono poi da considerare le falle nell’applicazione stessa che gestisce gli NFC, poiché non è impossibile che in un posto affollato come i mezzi pubblici qualcuno vi sottragga denaro senza che lo smartphone vi avverta. Ma è un’ipotesi plausibile.

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