No, stavolta non è la crisi di Governo a mettere in pausa le attività della Guardia di Finanza. Certo è che, se dal 2016 in poi doveste aver fatto acquisti al di sopra delle vostre possibilità, per il momento non ci saranno conseguenze.

Sembra assurdo, visto che la macchina fiscale lavora incessantemente per garantire l’abbassamento del tasso di evasione, eppure per una serie di motivi, in questo periodo storico, si sta assistendo ad una diminuzione dei controlli. Il “redditometro”, infatti, è stato temporaneamente messo in pausa – determinando una maggior facilità di evadere, per i contribuenti, senza subire conseguenze nel breve termine.

Ma cosa è successo?

Controlli fiscali calati, al momento si può evadere di più

Il “redditometro” corrisponde allo strumento utilizzato dal Fisco per verificare se le entrate e le uscite di un soggetto giuridico o di un nucleo familiare siano coerenti. In questa maniera, ci si assicura che non vi siano redditi extra non dichiarati provenienti, ad esempio, da lavoro nero o altre attività illecite.

A sospendere questo strumento, però, fu il Decreto Dignità approvato alla fine del 2018. L’Agenzia delle Entrate ha poi tentato di ripristinarlo, ma il suo ambito di applicabilità (per come era concepito allora) si restringeva  alle dichiarazioni dei redditi presentate fino al 2016 – quindi riguardanti i redditi accumulati fino al 2015.

Questo implica che, per tutti i redditi dichiarati negli anni seguenti – a partire cioè dall’anno d’imposta 2016 – non possono essere soggetti a controlli con il redditometro, in attesa che si vari l’applicazione di uno strumento più congruo in base alle leggi vigenti attualmente.

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