Ad

L’America ricicla plutonio per reattori di nuova generazione

Gli USA trasformano il plutonio militare dismesso in carburante per reattori nucleari avanzati, puntando a autonomia e energia pulita.

2 Minuti lettura
Gli USA trasformano il plutonio militare dismesso in carburante per reattori nucleari avanzati, puntando a autonomia e energia pulita.

Hai presente quelle scorte segrete, quegli stoccaggi giganteschi di materiale super-sensibile che facevano parte del progetto atomico? Beh, il Dipartimento dell’Energia (DOE) ha deciso di riaprire quei depositi polverosi, dove da decenni sonnecchia il plutonio militare, quello proveniente dalle vecchie testate nucleari dismesse. La cosa buffa è il motivo: non lo faranno per costruire nuove armi. Stavolta l’obiettivo è trasformare questo simbolo della corsa agli armamenti in carburante per la prossima generazione di reattori nucleari.

 

Reattori a neutroni veloci: plutonio militare come carburante

È una mossa da manuale, che mescola furbizia economica e strategia geopolitica. Mettiamola così: l’America è stufa di bussare alla porta di altri Paesi per avere l’uranio necessario ad alimentare le sue centrali. In particolare, è stufa di dipendere dalla Russia, che, ti dirò, copre circa un quinto del fabbisogno energetico nucleare americano. Usare il plutonio di casa è un modo per dire: “Grazie, ma da oggi l’energia ce la facciamo da soli. E l’indipendenza energetica è un messaggio politico fortissimo che in questo momento storico non è per niente banale.

Stiamo parlando di circa 19 tonnellate di plutonio-239, l’isotopo più “cattivo”, quello che ha fatto la storia delle armi atomiche. Ma nel XXI secolo, la storia prende una piega inattesa. Questo materiale può essere riconvertito, processato e usato nei reattori di nuova generazione, i cosiddetti “reattori a neutroni veloci”. Non sono fantascienza, sono tecnologie super-efficienti che, tra le altre cose, hanno il pregio di ridurre al minimo le scorie radioattive. Capisci il salto logico? Quello che era destinato alla distruzione, viene riciclato e diventa una risorsa energetica più pulita.

La competizione per gestire questa trasformazione è già aperta. Entro la fine dell’anno, il DOE selezionerà le prime aziende che avranno l’onore e l’onere di maneggiare questo materiale esplosivo (in senso lato, ovviamente). Tra i nomi in corsa, ne spuntano alcuni che fanno sorridere i nerd della Silicon Valley: c’è Oklo, una startup americana che ha tra i suoi sostenitori nientemeno che Sam Altman, il CEO di OpenAI. Sì, lo stesso genio che sta rivoluzionando l’intelligenza artificiale vuole rivoluzionare anche l’energia. Oklo sta collaborando con Newcleo, una società britannica, per mettere in piedi gli impianti necessari a trasformare questo “scarto bellico” in una risorsa preziosa.

Certo, dire che il plutonio è “green” fa un po’ l’effetto di una barzelletta, lo ammetto. Ma la verità è che il nucleare sta vivendo una seconda, inattesa giovinezza. Dopo anni in cui è stato visto con sospetto, torna al centro delle strategie globali come unica alternativa davvero scalabile ai combustibili fossili. E in questa rinascita, l’America non vuole stare a guardare. Vuole guidare il gioco, e lo fa ripescando dalla sua storia i materiali più carichi di significato, trasformando un simbolo di distruzione in uno di autonomia e progresso. È una partita che va ben oltre la scienza; è puro potere.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!