Il crollo del Ponte Morandi ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Una tragedia che ha travolto coscienze e responsabilità. A Genova è crollata una struttura, in Italia è crollata la fiducia. In Sardegna, però, qualcosa si sta muovendo. Nella provincia di Sassari, oltre tremila chilometri di strade e cinquecento ponti stanno vivendo un cambiamento silenzioso ma radicale. È I-AM (Infrastructure Asset Management) a guidare questa transizione, con una sperimentazione che punta a superare l’era dell’emergenza. Insieme alla Città Metropolitana di Sassari e alla Provincia Nord Est Gallura, è nata una piattaforma che monitora, prevede, segnala. Il vecchio approccio reattivo viene spazzato via da sensori IoT, digital twin e intelligenza artificiale.
La tecnologia I-AM agisce prima
Dove prima c’era l’attesa del guasto, oggi si lavora I-AM previsione del rischio. Gli algoritmi analizzano dati in tempo reale. Le infrastrutture si raccontano da sole, senza bisogno di cedimenti. Niente più interventi tardivi, niente più appalti in rincorsa. Secondo Giovanni Milia, dirigente della viabilità sassarese, le opere minori sono le più fragili e sono proprio queste a essere dimenticate. Su settanta strutture analizzate, trentaquattro sono risultate non idonee ed altre nove mostrano segni critici. Quanto tempo resta prima del prossimo disastro?
Dietro I-AM c’è una storia personale che brucia ancora. Domenico Andreis, oggi CEO, un tempo analista del Ponte Morandi, lancia un messaggio che sa di monito. Aveva avvisato prima che il disastro accadesse, ma non bastarono le sue parole. “Un ponte non ha il diritto di crollare”, dice con la voce di chi ha visto troppo. Da quella ferita è nata una piattaforma che unisce tecnologia e ingegneria, creando una rete sensibile, fatta per durare. Le ispezioni diventano parte di un sistema intelligente e la manutenzione si trasforma in prevenzione scientifica. Esperti del settore osservano, studiano, partecipano. Il progetto sassarese si presenta come un modello replicabile, un laboratorio a cielo aperto. E se fosse proprio da una provincia italiana che partisse la rinascita delle infrastrutture? Forse la tecnologia può ancora salvare ciò che l’uomo ha trascurato troppo a lungo.