Ultimamente si parla tantissimo – forse anche troppo – di AI: la usiamo per scrivere testi, generare immagini, tradurre in tempo reale. Ma c’è una cosa di cui si parla molto meno: tutta questa potenza “intelligente” ha fame. Fame di energia elettrica. E tanta.
Google investe nella formazione elettrica per alimentare l’espansione dell’AI
È proprio qui che entra in gioco una notizia che arriva nientemeno che da Google. L’azienda ha annunciato un finanziamento importante per l’Electrical Training ALLIANCE (etA), un’organizzazione che si occupa di formare nuovi elettricisti negli Stati Uniti. L’obiettivo è chiaro: formare 100.000 elettricisti e far partire 30.000 nuovi apprendistati. Un bel salto di qualità, no?
Perché? Perché l’AI non funziona senza energia. E tutta quella che serve per alimentare i data center – quei mega “cervelloni” che elaborano e addestrano i modelli di intelligenza artificiale – è semplicemente enorme. Secondo un rapporto di Google dal titolo “Powering a New Era of American Innovation”, entro il 2030 potrebbero servire tra 15 e 90 gigawatt di energia in più solo per i nuovi data center. (Per capirci: 1 gigawatt = 103 turbine eoliche offshore. Fai un po’ tu i conti.)
Ma l’energia da sola non basta. Servono mani esperte per costruire e mantenere tutto questo sistema: impianti, cablaggi, reti. E qui arriva il problema: mancano elettricisti. Ogni anno circa 10.000 se ne vanno (pensione, cambio lavoro), ma solo 7.000 entrano. Un buco che rischia di rallentare tutto.
Google, quindi, ha deciso di intervenire. Vuole dare una spinta a questa transizione, finanziando formazione e apprendistati su misura. E nel farlo, manda anche un messaggio chiaro: l’innovazione non è solo una questione di algoritmi, ma anche di infrastrutture e persone.
Certo, ci sarebbe da discutere su quanto l’AI abbia davvero bisogno di tutta questa energia, e se non ci siano altri modi per ottimizzare i consumi. Ma una cosa è certa: senza elettricisti, il futuro digitale non si accende.