Se ricevere chiamate promozionali non richieste è già abbastanza fastidioso, immagina di essere contattato da un numero anonimo, senza possibilità di richiamare, nonostante tu sia iscritto al Registro pubblico delle opposizioni (RPO). È esattamente quello che è successo a un utente nel novembre 2024. E dietro quella chiamata c’era Fastweb.
O meglio, un suo partner commerciale, Microsite S.r.l., che ha fatto scattare i controlli dell’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Dopo la segnalazione dell’utente, l’Autorità ha avviato un’indagine su possibili violazioni del regolamento sul teleselling, scoprendo che qualcosa nei controlli di Fastweb non funzionava affatto.
Numeri fantasma e controlli insufficienti
Fastweb ha ammesso di avere un contratto attivo con Microsite per la gestione delle vendite telefoniche, ma c’è un problema: la società avrebbe usato almeno un numero non dichiarato al ROC (Registro degli operatori di comunicazione) e, soprattutto, avrebbe contattato un utente che non figurava tra quelli autorizzati dall’operatore.
In risposta, Fastweb ha dichiarato di aver sanzionato Microsite e di aspettare che il partner completi l’adesione al Codice di condotta sul telemarketing. Ma per AGCOM non basta. L’Autorità ha evidenziato che i sistemi di controllo dell’operatore sono deboli e poco efficaci, perché non prevedono verifiche reali prima che i danni siano già fatti. Tradotto: se una chiamata promozionale illegittima non si conclude con un contratto, nessuno si accorge della violazione.
Cosa rischia Fastweb ora?
AGCOM ha ufficialmente diffidato Fastweb, stabilendo che l’azienda non ha rispettato le regole del Codice di condotta approvato nel 2023. Ora l’operatore ha 120 giorni per potenziare i controlli e mettersi in regola, con l’obbligo di riferire sulle azioni adottate entro un mese dalla scadenza. Se non lo farà, potrebbe arrivare una sanzione pesante in base alla legge sulle telecomunicazioni.
Il provvedimento è già stato pubblicato sul sito dell’AGCOM, e Fastweb ha la possibilità di impugnarlo davanti al TAR del Lazio entro 60 giorni. Ma nel frattempo, l’Autorità ha mandato un messaggio chiaro: il telemarketing fuori controllo ha le ore contate.