giovedì, Maggio 1, 2025

Hayabusa2 in safe mode, ma il viaggio continua

Hayabusa2 entra in modalità sicura durante il viaggio verso l’asteroide 1998 KY26, ma resta operativa e in contatto con la Terra.

Hayabusa2 entra in modalità sicura durante il viaggio verso l’asteroide 1998 KY26, ma resta operativa e in contatto con la Terra.

Se c’è una sonda che si è guadagnata il diritto di prendersi una piccola pausa, quella è Hayabusa2. Dopo aver viaggiato nello spazio per anni, aver raggiunto l’asteroide Ryugu, studiarlo, bombardar… ehm, analizzarlo da vicino e portarsi a casa dei campioni preziosissimi nel 2020, adesso sta proseguendo il suo cammino verso un nuovo obiettivo. Ma qualcosa, qualche giorno fa, non è andato come previsto.

 

Hayabusa2 entra in modalità sicura

Lo scorso 21 marzo, Hayabusa2 ha rilevato un’anomalia e ha deciso di entrare da sola in “safe mode”, una sorta di modalità relax che le permette di proteggersi in caso di problemi. È un po’ come quando il nostro computer va in standby se qualcosa non torna. Non è un crash totale, ma un “fermi tutti, facciamo un check”. E infatti, anche se qualcosa è andato storto, le comunicazioni con la Terra sono ancora stabili. Tradotto: la sonda è viva e risponde.

Il problema è emerso mentre era in viaggio verso il suo nuovo traguardo: l’asteroide 1998 KY26, una roccia cosmica piccola e quasi perfettamente sferica che Hayabusa2 dovrebbe raggiungere nel 2031. La data è lontana, ma meglio risolvere subito qualsiasi inciampo tecnico. Anche perché questa nuova missione, estesa dopo il successo di Ryugu, ha un obiettivo ambizioso: capire di più sull’origine del sistema solare studiando da vicino corpi celesti davvero primordiali.

Nel frattempo, il team JAXA è al lavoro per analizzare l’anomalia e capire se si tratta di un fastidio passeggero o qualcosa di più complesso. Non è la prima volta che Hayabusa2 se la cava in situazioni difficili, quindi c’è fiducia.

E mentre questa veterana dello spazio prende fiato, la JAXA guarda avanti: il prossimo progetto si chiama MMX, e punta dritto verso Fobos, una delle lune di Marte. L’obiettivo? Portare sulla Terra dei campioni anche da lì. Perché, sì, lo spazio è enorme, ma gli scienziati giapponesi non hanno certo intenzione di fermarsi adesso.

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