Il titolo Stellantis ha subito un tonfo storico a Piazza Affari perdendo il 14,72% e chiudendo a 12,40€ per azione. Si tratta di una soglia critica. La più bassa dal 2022, che evidenzia le difficoltà del gruppo automobilistico guidato da Carlos Tavares. Le stime sui risultati per il 2024 sono state drasticamente riviste al ribasso, con un impatto immediato sul mercato finanziario. La multinazionale ha bruciato 40 miliardi di euro in sei mesi, riducendo il valore complessivo a meno di 44 miliardi. Circa la metà rispetto a Ferrari. La situazione riflette però una crisi più ampia nel settore. Il quale invece deve affrontare un calo della domanda generale e una concorrenza crescente, soprattutto dalla Cina.
Stellantis: misure di rilancio e preoccupazioni politiche
La crisi si manifesta con maggiore intensità nel mercato nordamericano, tradizionalmente il più redditizio per Stellantis. Il gruppo ha infatti annunciato un’accelerazione nella riduzione degli stock. Puntando a diminuire le giacenze a 330mila unità entro fine 2024, rispetto al termine inizialmente previsto per il 2025. Nel secondo semestre del 2024 sono state tagliate le consegne alla rete di oltre 200mila veicoli. Il doppio rispetto alle previsioni precedenti. Le iniziative adottate includono anche incentivi per i modelli meno recenti e misure per incrementare la produttività. Ma il contesto competitivo continua a pesare sulle prospettive future.
Stellantis ha attribuito la revisione delle stime al deterioramento delle condizioni globali e alle difficoltà di performance in Nord America. Il gruppo ha dichiarato di voler rafforzare la propria competitività, puntando a un recupero operativo e finanziario nel 2025. La reazione negativa della Borsa però dimostra quanto il mercato giudichi incerti gli sviluppi futuri.
Nel frattempo, in Italia cresce la preoccupazione per le conseguenze della crisi. Il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha criticato apertamente la gestione del gruppo, definendola “arrogante e disastrosa”. Le opposizioni chiedono che Elkann e Tavares chiariscano in Parlamento i piani futuri. Mentre il rischio di un disimpegno dal territorio nazionale preoccupa numerosi lavoratori e istituzioni.