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La situazione è difficile in tutto il mondo per quanto riguarda la carenza di semiconduttori e quindi di chip in generale. In realtà la Cina si trova in una situazione ben peggiore. Per via della guerra commerciale con gli Stati Uniti e dell’embargo, le industrie locali non riescono a mettere le mani su abbastanza pezzi. La produzione interna copre solo il 20%.

Questo è ovviamente un problema per questo negli ultimi due o tre anni il governo centrale si è impegnato a investire ingentissima quantità di denaro per far avanzare tecnologicamente i grandi colossi nazionali. Purtroppo la ricerca e sviluppo richiede tanto tempo e non solo fondi. Per questo motivo per risolvere la mancanza di chip hanno iniziato una strategia particolare.

Gli ultimi rapporti vedono le aziende cinesi acquistare macchinari ritenuti obsoleti con costi esorbitanti soprattutto dal Giappone. Questi macchinari serviranno alla produzione provvisoria di chip, un modo per colmare il buco di produzione che si è venuto a creare. Non è chiaro quanto ci metteranno a risolvere, ma puntano di raggiungere il 70% del fabbisogno entro il 2025.

 

La chip famine

Stati Uniti, Cina, Unione Europea, tutti ultimamente stanno parlando di investire profondamente nella produzione locale di chip. C’è chi lo fa in modo pesante come la Cina e gli Stati Uniti che mirano a raggiungere numeri di produzione importanti, anche proprio a causa della domanda interna, e poi c’è l’Unione Europea. La richiesta interna non è così alta, ma questo non giustifica una produzione così bassa come l’attuale. Per questo motivo di recente si sono messi in contatto con Samsung e TSMC per dare vita a un polo produttivo all’avanguardia. L’idea è di arrivare a produrre il 20% della richiesta globale in pochi anni.

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