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C’è un problema in seno alle banche italiane, le quali al netto delle garanzie del Governo con il Decreto Liquidità non stanno prestando denaro alle imprese come previsto. Dietro alla richiesta dei documenti agli imprenditori si nota una certa resistenza ad accettare la situazione, visto che a tutti quelli che si sono presentati agli sportelli per chiedere liquidità sono state richieste garanzie a tonnellate.

Solo dopo avere superato diversi controlli gli imprenditori potranno beneficiare di questo benedetto prestito di denaro, ma alle condizioni di mercato. Già, perché qualcuno aveva ventilato l’ipotesi che si sarebbero dovuti erogare i crediti a tasso zero e in massimo 48 ore, mentre la realtà dei fatti cambia drasticamente quando ci si reca in una banca.

 

Banche italiane in crisi: a rischio il credito alle imprese

Forse il Governo Conte non ha ponderato bene con chi ha a che fare, visto che le banche non sono strumenti di sostegno all’economia quanto piuttosto aziende che devono generare dei profitti. Se c’è bisogno di lucrare anche sui prestiti del Decreto Liquidità allora l’Italia avrà un grosso problema, perché molte imprese piccole e medie chiuderanno i battenti prima ancora di arrivare a giugno.

Se non ripartono le imprese ci sarà un effetto domino che colpirà tutti i settori del tessuto economico sociale del Paese: mancheranno posti di lavoro, ci sarà un minore gettito fiscale e lo spettro del default sarà più che mai palpabile. Ora è anche vero che il nostro ecosistema imprenditoriale è frammentato e poco evoluto al cospetto dell’Europa, ma il nostro modo di fare impresa non può essere la scusante di un fallimento.

Il problema della rigidità delle banche tuttavia non è del tutto ingiustificato, visto il quadro normativo italiano che offre cause civili di 10 anni contro eventuali inadempienti. E anche lo Stato ci mette del suo visto che la Pubblica Amministrazione ha debiti verso le imprese per oltre 50 miliardi di euro. Con questo sistema di pagamento sempre in ritardo, l’Italia ogni anno risparmia diversi miliardi proprio grazie alle aziende creditrici che falliscono.

In conclusione, puntare il dito contro le banche potrebbe essere solo un modo per distogliere l’opinione pubblica dalle reali problematiche insite nel sistema economico italiano. Da più di un decennio il nostro PIL è sotto i livelli dei primi anni 2000 e non è certo colpa del Coronavirus se un giorno saremo al collasso.

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