Lo sfruttamento di aziende come Amazon, Facebook e Instagram ha causato danni di almeno 1.5 trilioni di dollari a causa della criminalità informatica. Questo recente cyberattacco dimostra quanto gli hackers siano sempre più capaci.

Lo studio del dott. Michael McGuire, docente universitario in criminologia all’Università del Surrey, ha esplorato i metodi della nuova generazione di criminali online detti opportunisti. Essi utilizzano le principali piattaforme tecnologiche per lo spaccio di droga, il riciclaggio di denaro sporco, la tratta di esseri umani e il terrorismo. “Ciò che sorprende è la quantità di cyber criminali che traggono profitto da queste piattaforme”, ha dichiarato il dott. McGuire a The Independent.

La ricerca è nata dopo aver scoperto che la società di dati Cambridge Analytica ha raccolto informazioni personali da 87 milioni di persone. Gli utenti sono stati tratti in inganno con un quiz online utilizzato per sfruttare i dati e le impostazioni di sicurezza di Facebook. Secondo il dott. McGuire, Cambridge Analytica è “solo la punta dell’iceberg” quando si tratta della manipolazione di social media e di altre società tecnologiche.

Facebook, Amazon e Instagram sono alcune delle piattaforme sfruttate dagli hackers per trarre guadagni esorbitanti

È più una questione di quali piattaforme non vengono utilizzate in modo improprio“, ha affermato McGuire. “AirBnb e Uber ad esempio vengono utilizzati per spostare denaro, Instagram è diventato un focolaio per lo spaccio illecito di droga, mentre eBay e Amazon vengono utilizzati per vendere merci contraffatte e bypassare le leggi fiscali locali“.

Lo studio si riferisce a questo nuovo modello di criminalità informatica spiegando come le grandi organizzazioni criminali traggono profitto da questa fiorente economia cibernetica. 1,5 trilioni di profitti ottenuti attraverso queste piattaforme sono equivalenti al PIL della Russia, fa notare questa ricerca. “Le scoperte del dott. McGuire forniscono informazioni sconvolgenti su quanto sia diventato diffuso e proficuo un crimine informatico”, ha affermato Gregory Webb, CEO di Bromium, la società di sicurezza informatica che ha commissionato lo studio.

“Il crimine informatico ormai è facile quanto lo shopping online. Non possiamo risolvere questo problema usando la riflessione o la tecnologia obsoleta. È tempo di nuovi approcci”. Le aziende coinvolte devono ancora essere contattate, il dott. McGuire spera che la sua ricerca porti la loro attenzione al problema. “Avvicinarsi a queste aziende è il prossimo passo”, ha detto McGuire. “Molti di loro sono consapevoli del problema, ma è difficile capire cosa faranno. Hanno bisogno di scendere dai loro piedistalli e impegnarsi con esperti di criminologia per avere dialoghi significativi che porteranno a risultati“.

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