Lo scandalo degli airbag Takata continua a mietere vittime, in senso non solo figurato. Alcuni modelli, in caso di incidente, invece di proteggere, possono uccidere. La Francia ha, come “rimedio” appena bloccato 800 mila auto, mentre Stellantis ha messo in stop drive 441.000 veicoli Citroen e DS3. Una catastrofe tecnica, che affonda le radici in una scelta di costi. Il nitrato di ammonio, composto usato da Takata, era infatti più economico, ma chimicamente instabile eppure fu adottato in massa. Negli anni ’90 e 2000, pochi fornitori dominavano il mercato. Takata prometteva prezzi bassi, così nel 2010 divenne il secondo produttore mondiale. I numeri attuali parlano chiaro: milioni di richiami, processi in corso, class action in aumento.
Chi ha detto no agli airbag Takata fin dall’inizio
Non tutti si sono piegati alla logica del risparmio. Alcuni marchi hanno scelto altri fornitori, anche pagando di più. È il caso di Renault, che in un suo libretto interno vietava l’uso del nitrato di ammonio già prima dello scandalo. La scelta si è rivelata vincente. Renault, Dacia e Alpine usano airbag al nitrato di guanidina, più sicuri. Hyundai e Kia hanno invece puntato su una produzione interna: Mobis. E anche Autoliv, fornitore svedese, è stato scelto da marchi come Fiat, Alfa Romeo e Peugeot. Sorprende che Peugeot non sia stata toccata, a differenza di Citroen e DS, pur essendo nello stesso gruppo. Una conseguenza di scelte industriali diverse, basate su strategie autonome e fornitori separati. Solo la iOn, derivata da Mitsubishi, è stata coinvolta.
Tra i casi più discussi, spicca la Lancia Thema, in realtà una Chrysler 300 rimarchiata. Anche in questo caso, la presenza degli airbag Takata si deve a una origine americana del modello. All’interno di Stellantis, Jeep, Dodge e Chrysler sono tra i marchi più colpiti. Invece Smart è uscita indenne, grazie alla diversificazione interna di Mercedes. Chi oggi guida una DS3, Citroen C3 o Jeep Compass potrebbe essere ancora in pericolo, quindi attenzione. Le autorità francesi parlano di rischio mortale in caso di scoppio.