Secondo un rapporto dell’ITU (International Telecommunication Union), tra il 2020 e il 2023 le emissioni indirette di CO₂ delle principali aziende tech sono aumentate in media del 150 % a causa dell’AI.
Emissioni allarmanti per tutte le principali aziende. Amazon è in testa con +182 %, seguita da Microsoft (+155 %), Meta (+145 %) e Alphabet (+138 %). Si tratta di emissioni legate all’energia acquistata per alimentare data center, riscaldamento e refrigerazione, e rappresentano un segnale d’allarme sull’impatto ambientale dell’Intelligenza Artificiale. Un’analisi dell’IMF ha previsto che, se la tendenza continuerà, tra il 2025 e il 2030 l’IA potrebbe generare emissioni equivalenti a quelle complessive dell’Italia in cinque anni. Nel frattempo, la domanda dei data center aumenta fino a quattro volte più velocemente rispetto al resto.
Non arriva la conferma solo dagli studi ma anche dalle aziende stesse. Google conferma un +48 % di emissioni di gas serra dal 2019 al 2023, con 14,3 Mt di CO₂ emesse solo prendendo in esame il 2023. Le motivazioni sono ormai note: l’aumento del traffico e la potenza richiesta dai carichi di lavoro AI nei server che utilizza. Analoghe criticità emergono per Microsoft e Meta, entrambi alle prese con emissioni in crescita, nonostante gli impegni dichiarati per ridurre l’impronta ambientale.
Big tech con aumenti di emissioni alle stelle dopo l’introduzione dell’AI: differenze tra CO₂ dichiarata e reale
Secondo un’inchiesta di The Guardian, le emissioni totali — incluse quelle interne ai data center — di Google, Microsoft, Meta e Apple potrebbero essere superiori del 662% rispetto ai report ufficiali. Questo dato solleva dubbi sull’efficacia dei certificati energetici usati per dichiarare la “neutralità”, mentre i consumi continuano a crescere. Per soddisfare la domanda di energia, le Big Tech stanno ricorrendo sempre più a impianti non rinnovabili. Meta e Microsoft stanno investendo in centrali a gas e persino nucleari — ad esempio Microsoft sta tentando di siglare un accordo per riaprire la centrale di Three Mile Island — mentre molte fonti segnalano una tendenza comune verso combustibili fossili.
Oltre all’energia elettrica, i data center consumano acqua per il raffreddamento. Solo Google ha aumentato del 17% il proprio uso d’acqua nel 2023, equivalente a circa 6,1 miliardi di litri. I bilanci ambientali delle Big Tech spesso si basano su REC (Renewable Energy Certificates), che permettono di “compensare” l’energia usata con acquisti sul mercato energetico, ma non garantiscono consumo diretto di fonti effettivamente rinnovabili.