Le proteste sono partite in sordina, poi sono esplose nei forum e sui social. Gli utenti abbonati al piano AI Pro di Google, quelli che pagano 21,99€ al mese, si sono accorti che l’accesso al modello Gemini 2.5 Pro si bloccava dopo appena 50 richieste al giorno. Nessun preavviso, nessuna spiegazione ufficiale. Una soglia che ha spiazzato soprattutto chi usa Gemini per compiti avanzati, come programmazione o analisi scientifiche. A peggiorare la situazione è stata la mancanza di trasparenza. In quanto Google aveva promesso un “accesso esteso” rispetto alla versione gratuita, ma nella pratica la limitazione appariva troppo rigida.
Nuove regole per Gemini 2.5 Pro: Google punta a riconquistare la fiducia dei suoi abbonati
Solo dopo giorni di discussioni è intervenuto Josh Woodward, tra i responsabili del team Gemini, ammettendo indirettamente il problema. Egli ha spiegato che la richiesta verso Gemini 2.5 Pro è stata maggiore del previsto, parlando apertamente di “massive demand”. Nonostante ciò, non ha mai chiarito se i limiti fossero cambiati dopo il lancio o se fossero fissati così fin dall’inizio. La reazione del pubblico non si è fatta attendere, anche perché l’intelligenza artificiale, per molti utenti, è ormai parte integrante del lavoro quotidiano.
Dopo il silenzio iniziale, Google ha corretto la rotta. Ora il limite giornaliero per Gemini 2.5 Pro passa da 50 a 100 query per gli abbonati al piano AI Pro. Una modifica che risponde direttamente alle critiche, offrendo agli utenti avanzati uno strumento finalmente all’altezza delle promesse. Il modello Gemini 2.5 Flash, meno potente ma comunque utile, resta illimitato sia per gli utenti paganti che per quelli gratuiti, pur con qualche riduzione nelle funzionalità.
Il nodo più grande resta però la comunicazione. Gli utenti chiedono non solo un servizio efficiente, ma anche chiarezza e coerenza nelle condizioni d’uso. Google dovrà quindi dimostrare che non basta offrire un modello potente come Gemini, ma serve anche un rapporto trasparente e stabile con chi sceglie di investire nella sua tecnologia. Insomma, solo così il colosso californiano potrà mantenere la leadership nel settore dell’intelligenza artificiale.