In questi giorni Apple ha deciso di intervenire sulla questione legata all’intelligenza artificiale, dicendo la sua e smorzando un fuoco entusiasmo che ormai regna sovrano all’interno del contesto connesso a quest’ultima, nello specifico la società ha rilasciato un paper con un titolo decisamente molto eloquente: The Illusion of Thinking: Understanding the Strengths and Limitations of Reasoning Models via the Lens of Problem Complexity.
L’obiettivo di questo paper è sottolineare come le intelligenze artificiali non siano realmente in grado di pensare o ragionare, bensì siano molto brave a individuare pattern specifici e molto precisi che meglio si inquadrano alla possibile risposta da dare a un utente, ciò serve a sottolineare come siamo ancora lontani dal cosiddetto Artificial General Intellligence, che altre realtà invece, sostengono più apertamente.
C’è ancora tanto da fare
La tesi sostenuta da Apple è quella che fino a questo momento ci siamo basati su dati e parametri sbagliati nella valutazione dei modelli, l’analisi infatti dell’accuratezza dei dati forniti in output da questi modelli soffre spesso di errori e dunque non è in grado di fornire una descrizione accurata della bontà dei modelli di intelligenza artificiale.
Il paper è stato firmato da una serie di dipendenti e stagisti di Apple: Parshin Shojaee, Iman Mirzadeh, Keivan Alizadeh, Maxwell Horton, Samy Bengio, Mehrdad Farajtabar, quest’ultimo contiene uno studio all’interno del quale viene dimostrato come i modelli di intelligenza artificiale offre il massimo dell’accuratezza con le domande semplici per poi scendere come qualità della risposta man mano che l’argomentazione da trattare diventa più complessa e difficile da gestire, fino a crollare del tutto quando vengono inserite domande oltre il limite.
Lo studio ovviamente è ancora sperimentale, ma allo stesso tempo è emblematico che sia venuto fuori proprio in un momento in cui la nota società è in difficoltà proprio sul settore dell’intelligenza artificiale.