Il 31 maggio è stato rilasciato, in versione integrale, il progetto di bilancio federale per il 2026. Firmato dall’amministrazione Trump. Il testo prevede per la NASA uno stanziamento di soli 18,8 miliardi di dollari. Un brusco cambiamento rispetto ai 24,8 miliardi dell’esercizio precedente. Se si corregge la cifra per l’inflazione, si torna addirittura alle soglie dei primi anni Sessanta. Ovvero quando John F. Kennedy stava appena lanciando la corsa alla Luna. I tagli riguarderebbero soprattutto i programmi scientifici. I fondi destinati alla ricerca passerebbero da 7,4 miliardi a 3,9 miliardi di dollari. Con un taglio del 47%. Ciò significa la cancellazione di 41 progetti oggi operativi o in fase avanzata di sviluppo.
La NASA si prepara a nuovi tagli
In tale scenario verrebbero prematuramente archiviate la missione Juno, che dal 2016 studia l’enigmatica atmosfera di Giove, e la sonda New Horizons, l’eroina del fly-by di Plutone del 2015. E non è tutto. Si potrebbe assistere anche all’addio del Mars Sample Return. Dunque, niente più recupero e rientro dei campioni raccolti dal rover Perseverance. Inoltre, si aggiungono gli orbiter Mars Odyssey e MAVEN. Ed anche la collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea per il rover Rosalind Franklin. Ideato per cercare indizi di vita antica su Marte.
Il ridimensionamento non si arresta alle missioni. La forza lavoro della NASA sarebbe ridotta di quasi un terzo, passando da oltre 17.000 dipendenti a poco meno di 12.000. A cadere sotto i risparmi di bilancio sarebbe perfino l’Ufficio per l’Impegno nelle STEM, al centro dei programmi educativi e di outreach.
Non tutto, però, verrebbe demolito. Il Nancy Grace Roman Space Telescope resta formalmente in calendario, ma con un finanziamento più che dimezzato. Ovvero limitato a 156,6 milioni di dollari. Anche il programma Artemis sopravvive soltanto in parte. Dopo la terza missione con equipaggio, pianificata per il 2027, il documento prevede di dismettere il razzo Space Launch System e la capsula Orion, affidando a vettori e lander di aziende private il compito di riportare astronauti sulla superficie lunare. Per tale transizione sono stanziati 864 milioni di dollari.
La reazione del mondo scientifico è stata immediata. Secondo la Planetary Society il taglio non minaccia solo la produzione di conoscenza, ma anche la tenuta di un’intera filiera industriale e tecnologica. Preoccupazioni analoghe arrivano dal Congresso: il Caucus bipartisan per la Scienza Planetaria ha diffuso una nota in cui si dichiara profondamente allarmato. In molti ritengono che la proposta, nella formulazione attuale, faticherà a superare indenne il passaggio parlamentare. Eppure, anche una revisione parziale potrebbe lasciare cicatrici durature per l’esplorazione spaziale americana.