Immagina di avere 29 anni, una vita normale, un lavoro, le tue giornate fatte di alti e bassi… e poi, d’un tratto, tutto si ferma. Un incidente. Grave. Il midollo spinale lesionato in modo serio, tanto da non permetterti più di muovere le gambe. Passano settimane, poi mesi, poi anni. E ogni terapia, ogni speranza, sembra svanire lentamente. È successo davvero, ed è la storia di Andrea.
Un impianto, un algoritmo e un nuovo inizio firmato Italia
Per quattro anni, Andrea ha vissuto con la paraplegia. Ha fatto due cicli di riabilitazione intensiva, ha provato a reagire, ma niente: non riusciva più neanche a stare in piedi. Poi, un giorno, gli propongono di partecipare a un nuovo studio clinico. Si chiama Neuro-SCS-001, e dietro c’è un team tutto italiano — medici, ricercatori, ingegneri — che lavorano insieme tra l’Ospedale San Raffaele di Milano e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. E qui arriva il colpo di scena.
Andrea riceve un impianto di neurostimolazione nel midollo spinale. È un piccolo dispositivo inserito vicino alla zona danneggiata, che invia impulsi elettrici “intelligenti” abbinati a un programma di riabilitazione personalizzata. I medici ci sperano, ma nessuno si aspetta miracoli. E invece…
Già dopo tre mesi Andrea comincia a migliorare: riesce a controllare meglio i movimenti del tronco, sente le anche più mobili, riesce a flettersi. Sei mesi dopo, cammina. Da solo. Per un chilometro. Certo, con tutori e deambulatore, ma dopo quattro anni di immobilità è come volare.
Il dottor Luigi Albano, che ha guidato lo studio (pubblicato su Med – Cell Press), parla di un risultato mai visto prima. Non solo per il recupero motorio, ma anche per il miglioramento del dolore cronico e della qualità della vita.
È una storia che parla di scienza, ma anche di umanità. Una di quelle che ti fanno pensare che, a volte, la tecnologia non è solo progresso: è un modo per restituire un pezzo di vita.