domenica, Maggio 18, 2025

Polimero spaziale che si autoripara: nasce il materiale anti-detriti

Un nuovo polimero autoriparante potrebbe rivoluzionare la protezione di satelliti e tute spaziali dai detriti in orbita.

Un nuovo polimero autoriparante potrebbe rivoluzionare la protezione di satelliti e tute spaziali dai detriti in orbita.

Hai presente quei film in cui una navicella viene colpita da un detrito spaziale e rischia di esplodere nel silenzio cosmico? Beh, non siamo troppo lontani dalla realtà. Lo spazio attorno alla Terra, soprattutto in orbita bassa, sta diventando una vera giungla piena di spazzatura che viaggia a velocità assurde. E non è solo teoria: i satelliti Starlink di SpaceX, per esempio, hanno già dovuto fare più di 50.000 manovre per evitare collisioni, solo tra il 2019 e il 2023. Roba da far girare la testa.

 

Satelliti più sicuri con il materiale che si ricompone da solo

E ora arriva la parte interessante. Un gruppo di scienziati della Texas A&M University ha lavorato su qualcosa che sembra uscito da un episodio di Star Trek: un materiale che si ripara da solo dopo essere stato colpito. Si chiama DAP, che sta per “polimero di Diels-Alder” (ma non serve ricordarselo, tranquilli). È un tipo di plastica intelligente che, quando viene colpita da qualcosa ad altissima velocità, si scioglie, assorbe il colpo, e poi si ricompone come se nulla fosse successo. Letteralmente.

Per testarlo, non hanno sparato proiettili con una pistola, ma con un laser. Hanno lanciato un microproiettile — parliamo di pochi micrometri — contro il polimero e, inizialmente, pensavano che il colpo avesse mancato il bersaglio. Nessun buco, nessuna crepa. Poi hanno capito: il materiale si era già “rimarginato”.

Non stiamo parlando di un supereroe spaziale, ma di chimica. Il DAP cambia stato a seconda della temperatura: è rigido al freddo, elastico a caldo, e liquido quando fa davvero caldo. Questo gli permette di deformarsi, lasciar passare il colpo e poi tornare in forma. Geniale, no?

Per ora i test sono su scala piccola — tipo nanometri — ma il potenziale è enorme: satelliti più resistenti, materiali per la difesa, e magari un giorno anche tute spaziali che si aggiustano da sole. Siamo ancora all’inizio, ma se questo è il punto di partenza, c’è da tenere gli occhi puntati in alto. Letteralmente.

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