domenica, Maggio 18, 2025

Trump, Musk e Bezos: dazi, show e potere tra i colossi tech

Trump torna a far parlare di sé: tra Musk, Bezos e dazi, trasforma una frase volgare in arma politica e show mediatico.

Trump torna a far parlare di sé: tra Musk, Bezos e dazi, trasforma una frase volgare in arma politica e show mediatico.

Donald Trump non è certo uno che passa inosservato, su questo siamo tutti d’accordo. E se c’è una cosa che gli riesce particolarmente bene – oltre a catalizzare l’attenzione mediatica – è infilare in un discorso pubblico un’espressione colorita che poi fa il giro del mondo. È successo di nuovo, questa volta davanti a 30mila studenti in toga e tocco alla University of Alabama, nel bel mezzo di un discorso di congratulazioni che, come da copione, si è trasformato in un vero e proprio comizio.

 

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“Durante il mio primo mandato mi odiavano. Ora mi baciano il culo.” Boom. Standing ovation? Mezzo pubblico si sarà piegato dalle risate, l’altra metà sarà rimasta spiazzata. Ma tant’è: Trump ha ripescato quella sua uscita già diventata virale parlando di dazi, applicandola stavolta ai colossi del web. E l’ha fatto con la sicurezza di chi sente che quel linguaggio diretto – anzi, brutale – gli rende più facile farsi capire (e farsi amare) dalla sua base.

Poi, con un tono quasi da vecchio amico che racconta confidenze, ha detto: “Li conosco tutti. Elon [Musk] è fantastico. Bezos? Bravo ragazzo. Ma all’inizio mi odiavano. Ora invece…”. E lì è arrivata la citazione che conosciamo.

Il riferimento a Jeff Bezos, tra l’altro, non è casuale. Nelle ultime ore si è parlato di una tensione tra Amazon e la Casa Bianca, dopo che l’azienda aveva minacciato di informare i clienti sull’effetto dei dazi sui prezzi. La cosa pare non sia piaciuta per niente, e poco dopo – guarda caso – Amazon ha fatto marcia indietro. Trump ha subito colto l’occasione per rivendicare la “vittoria”, ringraziando Bezos pubblicamente per aver risolto tutto “molto rapidamente”.

Insomma, Trump fa Trump: trasforma uno scivolone diplomatico in un colpo da maestro mediatico. E anche quando esagera (cosa che succede piuttosto spesso), riesce a girare tutto a suo favore. Quel “kissing my ass” non è solo un’espressione sopra le righe, è diventato – volente o nolente – il suo personale timbro di potere. E sembra proprio che intenda continuare a usarlo.

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