venerdì, Maggio 9, 2025

Microplastiche e batteri patogeni: il lato oscuro dei nostri fiumi

I fiumi europei, incluso il Tevere, sono gravemente contaminati da microplastiche, con gravi rischi per ambiente e salute.

I fiumi europei, incluso il Tevere, sono gravemente contaminati da microplastiche, con gravi rischi per ambiente e salute.

Può sembrare una di quelle notizie che scorrono via veloci nel feed, ma questa merita un momento di attenzione. I livelli di microplastiche nei principali fiumi d’Europa — sì, incluso il Tevere — sono stati definiti “preoccupanti” da un gruppo internazionale di ricercatori. E non si parla di sensazioni o allarmismi generici: si tratta di 14 studi scientifici pubblicati sulla rivista Environmental Science and Pollution Research, che fanno luce su un problema spesso ignorato ma che ha già invaso le nostre acque.

 

I fiumi d’Europa soffocano di plastica invisibile

Questa maxi ricerca fa parte della Tara Microplastics Mission, una spedizione iniziata nel 2019 per analizzare lo stato di salute di nove grandi fiumi europei. I nomi? Tamigi, Reno, Rodano, Senna, Elba, Loira, Ebro, Garonna… e naturalmente il nostro Tevere. E la notizia non è affatto rassicurante: tutti risultano contaminati.

La densità media rilevata è di circa 3 frammenti di microplastica per metro cubo d’acqua. Può sembrare poco se confrontato con i 40 frammenti al metro cubo registrati nei fiumi più inquinati del mondo, ma attenzione: in Europa la dispersione è talmente capillare che il danno ambientale — e potenzialmente sanitario — non è affatto trascurabile.

Alcuni numeri fanno impressione: nel Rodano, vicino a Valence, scorrono quasi 3.000 particelle al secondo. Nella Senna, a Parigi, sono circa 900 al secondo. E a peggiorare la situazione ci sono le microplastiche più piccole, invisibili a occhio nudo, ma fino a 1.000 volte più numerose di quelle che galleggiano in superficie. Sono loro le più insidiose: entrano nel corpo dei pesci, risalgono la catena alimentare e — indovina un po’? — arrivano fino a noi.

Non è solo questione di rifiuti domestici: un quarto delle particelle arriva da granuli industriali, le famose “lacrime di sirena”, materiale plastico vergine disperso durante la produzione. Come se non bastasse, uno studio ha trovato batteri patogeni attaccati alle microplastiche nel fiume Loira. Uno di questi, Shewanella putrefaciens, è in grado di causare infezioni anche nell’uomo.

Le microplastiche non si limitano a inquinare: sono vere e proprie spugne tossiche, capaci di assorbire metalli pesanti, pesticidi e altre sostanze pericolose. E il fatto che si trovino ormai ovunque — nei pesci, nell’acqua del rubinetto, perfino nell’aria — non è un’ipotesi da documentario catastrofista. È realtà. E ci tocca da vicino, ogni giorno di più.

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