Il TFA, un acido appartenente al gruppo delle sostanze perfluorurate, sta diventando sempre più presente nell’ambiente e nel nostro corpo, suscitando preoccupazioni crescenti. Un recente studio di PAN (Pesticide Action Network) ha rilevato la sua abbondanza nell’acqua superficiale e di falda in dieci paesi europei, con concentrazioni che variano tra i 370 e i 3.300 nanogrammi per litro. Ma non è solo l’acqua a essere contaminata: il TFA è stato trovato anche nel sangue umano e nell’urina, oltre che in alimenti come succhi di frutta, puree di frutta e verdure, birra e tè. Alcune specie vegetali, tra cui il mais, presentano concentrazioni simili a quelle di altri PFAS noti per essere bioaccumulabili.
Il TFA, un nuovo nemico per l’ambiente
Uno dei principali vettori del TFA è l’acqua, ma la sua diffusione è alimentata anche dall’uso di pesticidi chimici in agricoltura, che possono contaminare le falde acquifere tramite pioggia e irrigazione. Inoltre, questa molecola è presente nei gas refrigeranti e nei propellenti. Il TFA si distingue per la sua elevata persistenza ambientale, il che significa che non può essere eliminato dai normali trattamenti delle acque potabili.
In Germania, un’indagine ha rivelato concentrazioni di TFA nelle acque minerali tra 53 e 200 nanogrammi per litro. Sebbene non sembri bioaccumulabile, le ricerche scientifiche confermano che gli esseri umani non sono immuni alla contaminazione. In Italia, i dati disponibili provengono principalmente dal monitoraggio delle acque in Veneto, dove sono state riscontrate concentrazioni preoccupanti di TFA in prossimità dell’industria farmaceutica FIS di Montecchio Maggiore.
L’emergere di prove scientifiche sulla contaminazione irreversibile del TFA ha spinto Greenpeace Italia a raccogliere campioni di acqua potabile in 240 città italiane, con l’obiettivo di mappare la sua diffusione nel paese. I risultati delle analisi saranno pubblicati a gennaio 2025, ma l’urgenza di adottare misure di controllo è già evidente. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche sta valutando se classificare il TFA come tossico per la riproduzione, in seguito alla richiesta della Germania.