Una fetta di storia dell’ingegneria italiana è tornato: il tutto grazie all’accensione della fedele riproduzione del motore a scoppio ideato nel 1853 da Padre Eugenio Barsanti e dall’ingegner Felice Matteucci. Il Museo Galileo di Firenze ha ospitato questa iniziativa, culminata nella messa in moto ufficiale dell’invenzione che, pur essendo un primato italiano, è rimasta nell’ombra per decenni.
Progettato e brevettato a Lucca e poi realizzato presso la Fonderia Benini di Firenze, il primo motore a scoppio è tornato in vita. L’idea della sua rinascita è data nel 2022 grazie al Club Moto d’Epoca Fiorentino Federato ASI, determinato a riportare all’attenzione del grande pubblico un’invenzione spesso erroneamente attribuita a Nikolaus Otto, che ottenne un brevetto simile solo nel 1862. Dopo due anni di ricerche e oltre 5.000 ore di lavoro, il progetto si è concretizzato in una replica funzionante.
L’evento di presentazione, però, anticipato da una conferenza nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ha raccolto rappresentanti istituzionali, accademici e tecnici, tra cui Paola Galgani, Giovanni Bettarini, il Professor Giovanni Ferrara dell’Università di Firenze e la Presidente della Fondazione Barsanti e Matteucci, Maria Luisa Beconcini. Il Presidente ASI Alberto Scuro ha sottolineato il valore storico dell’impresa, definendo l’invenzione “un primato mondiale senza eguali“.
Il motore Barsanti-Matteucci è un dispositivo a tre tempi di tipo gravi-atmosferico. La combustione si articola in tre fasi: aspirazione, scoppio e scarico, senza alcuna fase di compressione. Nella camera di combustione, situata alla base di un cilindro verticale, viene immessa una miscela di aria e gas, che all’epoca era composto per il 50% da idrogeno, 35% da metano, 10% da monossido di carbonio e 5% da etilene.
Ecco il funzionamento
Un’esplosione, innescata da una scintilla generata da un rocchetto di Ruhmkorff, spinge il pistone verso l’alto. Il raffreddamento dei gas e il peso del pistone ne favoriscono la discesa, trasferendo movimento tramite un sistema a cremagliera e una ruota dentata. Questa configurazione, detta “ad azione differita”, sfrutta l’energia nella fase discendente.
Il pistone, dal diametro eccezionale di 150 mm, ha richiesto un sistema d’accensione adeguato a generare una scintilla potente e costante, riproducendo fedelmente il cuore tecnologico di questa invenzione italiana.
Insomma, cenni storici davvero significativi e passo avanti importante.