Il riciclo dei RAEE, i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, ha compiuto un passo avanti significativo grazie a un innovativo processo sviluppato da un gruppo di ricercatori dell’Università della California. Guidati dal professor Justin Wilson e dal ricercatore post-dottorato Yangyang Gao, gli scienziati hanno ideato una metodologia che promette di recuperare le preziose terre rare contenute nei dispositivi elettronici in modo più sostenibile ed economico.
Il recupero delle terre rare nei RAEE
Tradizionalmente, il recupero delle terre rare avviene attraverso un processo chiamato “estrazione liquido-liquido“, che utilizza solventi organici come cherosene o benzene. Ma questo metodo, oltre a richiedere numerosi cicli per ottenere materiali sufficientemente puri, produce grandi quantità di rifiuti chimici e impiega sostanze tossiche e infiammabili. Lo studio dei ricercatori californiani, pubblicato su Wiley, propone un’alternativa radicale: l’uso di bicarbonato di sodio e un particolare chelante chiamato G-macropa, che non solo elimina la necessità di solventi pericolosi, ma opera anche a temperatura ambiente, riducendo così l’impatto ambientale.
Il team ha sperimentato questo nuovo approccio su due terre rare particolarmente preziose, il disprosio (Dy) e il neodimio (Nd). Il G-macropa si è dimostrato capace di legarsi selettivamente agli atomi di neodimio, mentre l’aggiunta di bicarbonato ha favorito la precipitazione del disprosio sotto forma di sale di carbonato, permettendone il recupero. Questo processo ha mostrato una notevole efficienza, con un fattore di concentrazione di oltre 800 in un singolo ciclo, superando di gran lunga quello ottenuto con il metodo liquido-liquido.
Nonostante i risultati promettenti, Wilson ha evidenziato che il prossimo passo sarà rendere economicamente sostenibile la sintesi del chelante G-macropa, il cui costo attuale rappresenta un ostacolo. Inoltre, il team sta esplorando altri tipi di chelanti per ottimizzare il recupero di vari elementi rari.
La scoperta ha implicazioni rilevanti per gli Stati Uniti, che potrebbero finalmente sfruttare le loro “miniere urbane” di RAEE, finora bloccate da normative ambientali rigide. Questa tecnologia non solo ridurrebbe la dipendenza dalle importazioni di terre rare, in gran parte dalla Cina, ma rafforzerebbe anche la sicurezza nazionale e l’economia americana in un contesto in cui questi metalli diventano sempre più cruciali.