Dalla prima generazione al 5G, ecco la storia della rete cellulare

La rete telefonica cellulare è stata progettata per consentire la comunicazione a distanza attraverso dispositivi portatili, come i nostri smartphone. La tecnologia ha subito diverse evoluzioni, dalla prima generazione al 5G attuale, per migliorare le prestazioni e l’efficienza della rete. Ma come funziona esattamente?

Dalla prima generazione al 5G attuale: come funziona la rete?

La rete cellulare è composta da antenne il cui compito è quello di ricevere e trasmettere segnali radio da e verso un dispositivo. Ognuna di queste suddivide lo spazio in aree contigue e adiacenti, dette “celle“, creando una sorta di reticolo. Per intenderci, più ci troviamo vicini a un’antenna e più le tacche di rete sui nostri smartphone saranno piene; viceversa, quando ci allontaniamo il segnale peggiora e di conseguenza, il telefono “non prende”. Ma questo lo sappiamo già.

Per funzionare, è importante che i cellulari siano collegati stabilmente ad un’antenna. Quando parliamo o riceviamo chiamate o dati, le nostre voci vengono digitalizzate e trasmesse sotto forma di onde elettromagnetiche all’antenna. Il nostro telefono si collega ad una stazione radio base (SRB), scegliendo quella il cui segnale è migliore tra i ricevuti. Quando ci muoviamo, il passaggio da una cella all’altra, a seconda della bontà del segnale ricevuto, avviene automaticamente senza che noi utenti ce ne accorgiamo, grazie all’handover.

Per assicurare l’interconnessione tra più punti, le celle sono collegate tra loro attraverso ponti radio o cavi in fibra ottica sotterranei o sottomarini per collegamenti intercontinentali. In tal modo, si crea un vero e proprio reticolo tra le celle, il che consente comunicazioni a livello locale o internazionale. Ma come è possibile che una cella sappia verso quale destinazione instradare una chiamata? Grazie al mobile switching centre o MSC, una sorta di centrale per la commutazione telefonica.

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