iscrizione@registrodelleopposizioni.it.

Le telefonate commerciali durante gli ultimi mesi stanno nettamente aumentando secondo le testimonianze degli italiani. I vari call center che si occupano di energia, telefonia e molto altro ancora, tipo il trading, stanno incrementando la loro attività, talvolta infrangendo le regole. Secondo quanto riportato però adesso potrebbe esserci una boccata d’aria, una svolta vera e propria, vista l’attivazione del nuovo registro pubblico delle opposizioni.

Dallo scorso 27 luglio è infatti possibile grazie allo strumento gratuito del Ministero dello Sviluppo Economico che offre quindi questa possibilità.

Sarà infatti possibile, almeno sulla carta, scomparire per tutti i call center che non fanno altro che ricercare nuovi clienti. Ovviamente sarà possibile scomparire dagli elenchi anche per le organizzazioni che non hanno altro intento che quello di truffare il prossimo.

Da ricordare che il registro delle opposizioni era stato già introdotto nell’ormai lontano 2010, riservato però solo ai numeri fissi. Il nuovo registro invece permette anche alle numerazioni mobili di iscriversi, in modo da offrire uno strumento che vada a contrastare il telemarketing selvaggio.

 

Addio alle telefonate selvagge dei call center: il telemarketing sarà un ricordo grazie al nuovo registro delle opposizioni

Tutto quello che dovrete fare sarà iscrivervi secondo le quattro modalità a disposizione. L’iscrizione al registro è possibile compilando il modulo apposito elettronico che trovate sul sito www.registrodelleopposizioni.it, ma anche telefonando al numero verde dedicato ai fissi 80 09 57 766, o per quanto riguarda i cellulari allo 06 42 98 64 11.

Potrete anche inviare l’apposito modulo digitale tramite l’indirizzo e-mail iscrizione@registrodelleopposizioni.it. Dopo la richiesta passeranno 15 giorni per l’effettiva entrata in vigore del vostro nuovo corso: potrete essere quindi totalmente liberi da qualsiasi tipo di chiamata molesta.

Infrangendo le regole, gli operatori rischieranno delle multe fino a 20 milioni di euro, mentre per le imprese sono previste delle sanzioni che toccheranno fino al 4% del fatturato totale annuo.

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