Dopo ben due anni dall’uscita in Italia del primo Nest Hub targato Google, l’azienda americana ha deciso di lanciare sul mercato il modello successivo, con nuove funzioni e un nuovo processore ad alimentare il sistema che era risultato un po’ scattoso con la prima generazione. Con un prezzo di lancio inferiore rispetto al passato, questo Nest Hub di seconda generazione ci ha regalato alcune soddisfazioni e alcune piccole delusioni, ma scopriamole insieme in questa recensione approfondita!

 

Design

L’aspetto estetico di questo prodotto è cambiato pochissimo rispetto al modello precedente. Le sue dimensioni compatte (177 x 120 x 69mm) e il suo peso contenuto a 558g, lo rendono piccolo e facile da gestire, anche su comodini o spazi risicati in casa. Rispetto alla generazione precedente l’unico vero cambiamento è rappresentato dall’evoluzione della cornice dello schermo. Invece di fermarsi sui lati accanto alla cornice il plastica che si collegava sul lato posteriore, arriva fino al bordo più estremo. Ne risulta un design più pulito e luminoso, ma soprattutto un espediente che non permette alla sporcizia di fermarsi sui bordi.

Sul lato posteriore Google ha posizionato un ingresso per il cavo di alimentazione con consumo di 15W, mentre sul lato destro i tasti per i controlli del volume e per mutare il microfono. La base è ampia e realizzata in un materiale gommato con un grip incredibile, e soprattutto incorpora i nuovi speaker, che vedremo tra pochissimo.

Il colore disponibile è come al solito il bianco, con un design flat ed essenziale che ben sia adatta a qualsiasi tipologia di arredamento e di situazione.

 

Audio

Partiamo subito con un lato positivo di questo device: l’aspetto audio, un po’ penalizzante sul modello di prima generazione, ha avuto un boost incredibile con il nuovo driver da 43,5mm. Questa volta ascoltare la musica in diversi ambienti di casa sarà piacevole, con una gestione delle frequenze precisa, anche sul fronte dei bassi. Sotto il profilo dell’angolo di ascolto, Nest Hub svolge un ottimo lavoro: certo, se ascoltiamo la musica stando di fronte al dispositivo l’effetto di ascolto sarà ottimo, mentre se stiamo dietro al dispositivo si perderanno molti dettagli. Ma complessivamente, posizionato correttamente all’interno di una stanza si avrà una buona esperienza di ascolto. Il volume è abbastanza potente, diviso su una scala da 1 a 10, dove 1 non si riesce quasi a sentire e 10 invece riesce a riempire una stanza di grandi dimensioni. Promosso questo primo aspetto, con un miglioramento tangibile rispetto alla generazione precedente.

Cornice digitale

Messa da parte la funzione di Hub per la smart home, che analizzeremo più avanti, la principale funzione di questo dispositivo è quella di cornice digitale. Una cornice che dovrebbe fare dello schermo il suo punto di forza. Il display è da 7″, con risoluzione HD di 1024 x 600 pixel. Google ha inserito anche un sensore cromatico per adattare i colori dello schermo a quelli della stanza, ma in realtà la tecnologia LCD e la risoluzione non giocano proprio a favore del Nest Hub. Visto dal lontano, 1-2m i contenuti risultano visibili e godibili, ma se ci si avvicina la bassa risoluzione comincia a entrare in gioco, assieme ad una scarsa visuale laterale. I colori sono precisi e piacevoli, ma appena ci si sposta lateralmente cominciano a sbiadirsi e a rendersi opachi. Una soluzione quindi poco felice, soprattutto perché non ha una funzione di tilt dello schermo, che rimane fisso sempre nella stessa posizione.

Buona la funzione di Schermo per la notte, che riduce al minimo la luminosità senza dare troppo fastidio anche in una stanza buia.

 

Microfoni e Assistente Google

Sono ben tre i microfoni a bordo del dispositivo. Si tratta di microfoni a lunga gittata (uno in più rispetto alla prima generazione), che captano anche il sussurro più leggero dall’altra parte della stanza. Una gittata che ci ha impressionato davvero, soprattutto in relazione alla compattezza del dispositivo. Ottima la presenza del tasto dedicato all’attivazione o disattivazione manuale dei microfoni, soprattutto per chi teme maggiormente per la propria privacy.

L’assistente Google come al solito è una certezza. I comandi vengono recepiti chiaramente e l’aiuto in casa è decisamente riuscito, soprattutto grazie al suo alto grado di integrazione con tanti altri servizi, come YouTube, Netflix, Spotify e tantissimo altro.

 

Radar Soli e monitoraggio del sonno

Dopo anni di utilizzi più variegati e sui dispositivi più diversi, finalmente il radar Soli approda sul Nest Hub. Si tratta di una tecnologia in grado di rilevare i movimenti di fronte a sé, senza però avere la possibilità di registrare o rilevare immagini vere e proprie. Una funzione legata alla privacy che ne aumenta la sicurezza e che riesce a fornire alcune funzioni molto interessanti, anche se non troppe. In ambito musicale o video è possibile avviare o interrompere la riproduzione avvicinando la mano allo schermo con una gesture, ma ad esempio non è possibile alzare il volume o cambiare traccia.

La funzione più importante introdotta con il radar Soli è senza dubbio quella del monitoraggio del sonno. Una funzione che per il momento (fino a fine 2021) è disponibile gratuitamente per tutti, e il cui futuro non è proprio chiaro. Potrebbe anche essere inserita a pagamento all’interno di un pacchetto legato alla salute o al fitness con quota mensile o annuale, questo non è dato saperlo. Tuttavia, analizzando quello che abbiamo ora, possiamo dirvi che la funzionalità è perfetta nel suo funzionamento: riesce a distinguere in maniera chiara e precisa quando siamo a letto e non dormiamo, e quando invece ci siamo effettivamente addormentati. Riesce anche a fornirci molti dati riguardo al russamento, ai colpi di tosse, alla variazione di luce e alla qualità del sonno. Senza dubbio è molto più comodo rilevare in questo modo il sonno senza dover indossare uno smartwatch, ma non avremo ad esempio il monitoraggio della frequenza cardiaca, che per alcuni potrebbe essere fondamentale.

 

Smart Hub per la smart home

Arriviamo infine all’ultimo aspetto degno di attenzione di questo Nest Hub, ovvero il suo ruolo all’interno della casa smart. A questo dispositivo possono essere collegati tutti i dispositivi smart che avete in casa e grazie a dei comandi semplici e intuitivi il controllo sarà immediato in ogni frangente. Grazie alla creazione di Routine personalizzate, potrete anche dire semplicemente “Buongiorno Google” o “Buonanotte Google” per avviare tutta una serie di attività o spegnere una serie di dispositivi che non usate durante la notte. Insomma, anche sotto questo aspetto il Nest Hub è una sicurezza.

 

Prestazioni, ovvero l’unico difetto di questo Nest Hub

Google afferma di aver inserito all’interno del dispositivo un processore più potente, ma in realtà questo non ci garantisce delle prestazioni eccezionali. Non sto parlando tanto delle funzionalità, che sono tutte garantite e funzionali, bensì proprio della velocità di sistema e della animazioni. Ad ogni scorrimento e ad ogni azione ci troveremo di fronte a lag quasi estremi, che non ci si aspetterebbe da un dispositivo Google, che fa della fluidità uno dei suoi punti di forza. Ma soprattutto tante animazioni non riescono a tenere il passo del sistema, che anche semplicemente cambiando schermata procederà a scatti. Un peccato vedere tutto questo, su un dispositivo altrimenti perfetto, che invece rimane in linea con il suo predecessore.

 

Prezzo e conclusioni

Il prezzo di lancio di 99€ è inferiore rispetto al prezzo di lancio della prima generazione, che si attestava a 129€. Tuttavia il Nest Hub deve fare i conti con un altro aspetto: il Nest Hub di prima generazione è spesso disponibile in sconto a 59€, che sono quasi la metà rispetto ai 99€ richiesti per il nuovo. Ma la vera domanda è: riesce questo nuovo Nest Hub a garantire un salto di qualità rispetto al passato? La nostra risposta è NI: dipende da cosa è importante per voi a livello di utilizzo. Se fate della musica il vostro unico credo, allora il livello sonoro e audio vale senza dubbio la spesa aggiuntiva; ma se lo usate solo come smart hub, allora le funzioni e le prestazioni sono pressoché identiche. Anche i lag di sistema sono identici al passato, per un dispositivo che si è rinnovato sotto tanti aspetti, ma che non è riuscito a migliorarsi nell’aspetto che forse più di tutti risulta evidente all’utente: nella fluidità di sistema.

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