Il vaccino anti-Covid, di qualunque si tratti, costituisce al momento l’arma più potente di cui disponiamo contro il SARS-CoV-2. Che si parli di Pfizer-BioNTech con il loro Comirnaty (è questo il vero nome), di Moderna con mRNA-1273 o di AstraZeneca con Vaxzevria, ognuno di loro rappresenta una soluzione che è meglio adottare piuttosto che declinare l’invito alla vaccinazione.

Negli ultimi mesi però i media non hanno aiutato a non diffondere il panico circa eventuali effetti avversi a seguito della somministrazione. Pur trattandosi dell’unico strumento ad oggi in nostro possesso capace di ridurre drasticamente il rischio di contagio, la rilevanza della sintomatologia e il tasso di ospedalizzazione e occupazione dei reparti di terapia intensiva, si è avviata una vera campagna diffamatoria nei confronti di questo farmaco. e il peggio è che in molti casi era del tutto infondata.

Ancora peggio – e perlopiù in malafede – chi ha comunicato i dati in questione ha fatto leva sul fattore temporale e non su quello causale. Dire “è deceduto dopo aver effettuato la vaccinazione” (correlazione temporale) infatti è ben diverso da dire “è deceduto a causa della vaccinazione” (correlazione causale), ma in molti casi per attrarre l’attenzione del pubblico si è deciso di omettere questa marcata differenza.

Analizziamo dunque quali sono gli effetti collaterali dovuti ai vari vaccini in commercio, con le relative percentuali e i dati statistici reali che abbiamo sottomano.

Vaccini, ecco i veri dati sugli effetti avversi e sulla loro incidenza

Pur essendo stati letteralmente bombardati con notizie che parlavano di trombosi ed eventi tromboembolitici nei vaccinati, in realtà questi rappresentano una percentuale infinitesimale. Statisticamente è più probabile avere una trombosi quando si prende l’aereo che a causa del vaccino.

Per la precisione, come segnalato dall’Aifa, nel periodo di somministrazione che va dal 27 dicembre 2020 al 26 aprile 2021, su ben 18.148.394 dosi somministrate sono stati segnalati eventi avversi in 56.110 pazienti. Il rapporto è 309 segnalazioni ogni 100.000 vaccinati. Di per sé è già un numero molto piccolo.

Diventa ancor più piccolo se si considera che il 91% delle segnalazioni in questione è relativo perlopiù a sintomi transitori come malessere, spossatezza, dolore nel sito d’iniezione e febbre. Tutti sintomi di scarsa gravità che sono rientrati nel giro di qualche ora o al massimo un paio di giorni dalla somministrazione della dose.

In percentuale, queste segnalazioni riguardavano in maggior misura (75%) il vaccino Pfizer-BioNTech, perché è quello di cui sono state distribuite più dosi (70,9% del totale). A seguire Vaxzevria di AstraZeneca, con il 22% di segnalazioni, e infine Moderna con il 3%. Mancano dati su Jannsen di J&J perché la somministrazione non era ancora numericamente sufficiente a fornire dati di rilievo.

In merito al caso AstraZeneca e trombosi, su oltre 18 milioni di dosi somministrate sono stati registrati solamente 34 casi di trombosi rare (non fatali). Questo corrisponde a 1 caso su mezzo milione e più di vaccinati, e in percentuale rappresenta lo 0,00018%.

In rapporto, le morti per aver contratto il Covid hanno una probabilità di migliaia di volte più alta che avere problemi di trombosi causata da vaccino.

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