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Chiunque al giorno d’oggi conosce i fatti accaduti a Chernobyl, in Ucraina nel 1986. Dopo ormai più di trent’anni dal terribile incidente che costò la vita a tantissime persone in tutta l’Europa dell’Est si è fatta una scoperta eccezionale all’interno del reattore 4. Gli scienziati avrebbero infatti identificato un particolare tipo di fungo, le cui miracolose proprietà permetterebbero di proteggere dalle radiazioni.

E’ innegabile che la forma di vita si trovi nel posto più adatto per sviluppare questo tipo di resistenza, ma come potrebbe essere utile all’uomo. Stando ad alcuni ricercatori, le proprietà del fungo potrebbero permettere all’uomo di sopravvivere in ambienti inospitali, come ad esempio Marte. Il Pianeta Rosso vanta infatti un elevato livello di radioattività che renderebbe difficoltosa la vita della nostra specie.

Chernobyl: il fungo miracoloso che ci aiuterà su Marte

La scoperta su fungo di Chernobyl è stata fatta qualche tempo fa dai ricercatori dell’Università di Standford. Prima di essere divulgata sono stati effettuati dei test approfonditi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e successivamente i risultati sono stati pubblicati sul New Scientis.

Lo spessore di ben 21 centimetri e le sue proprietà permetterebbero al fungo di assorbire le radiazioni presenti su Marte per circa un anno. La cosa ancora più straordinaria riguarda la coltura, semplice e veloce anche con una piccola base di partenza e la possibilità di auto-guarire. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare, si potrebbe infatti recuperare in pochi giorni lo scudo anti-radiazioni se si dovesse danneggiare.

I risultati dei test sulla ISS sono incoraggianti. Il fungo ha infatti assorbito i raggi cosmici presenti nello spazio, molti simili a quelli che potrebbero esserci sul Pianeta Rosso. La prima scoperta del fungo in realtà risale al 1991, anno in cui gli scienziati capirono che questo era in grado attraverso la radiosintesi salutata di produrre energia dalle radiazioni.

Oltre ovviamente al futuro uso su Marte non si può escludere l’applicazione a carattere terapeutico, ad esempio nei casi di malati di cancro o nelle centrali nucleari. Un fungo potrebbe effettivamente aiutare nello sviluppo di soluzioni biotecnologiche e aiutare l’uomo a migliorare il presente e conquistare il suo futuro.

FONTEil fatto quotidiano
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