La fusione nucleare è sicuramente uno degli argomenti nel campo dell’energia maggiormente discusso, infatti tale processo se opportunamente riprodotto e controllato, porterebbe alla produzione di energia elettrica senza nessun effetto collaterale.

Ovviamente la tecnologia attuale non è ancora in grado di controllare una così abnorme quantità di energia, ma se le ricerche continueranno allo stesso ritmo, presto arriveremo ad una svolta.

Progetto ITER e il nuovo reattore

ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) è un progetto internazionale che prende corpo nel sud della Francia e vede come scopo principale il verificare la fisica e la tecnologia alla base del reattore a fusione nucleare che dovrebbe entrare in funzione nel 2050.

La ricerca procede spedita anche in Cina, dove i primi risultati iniziano ad arrivare in termini di materiali e tecnologie da adoperare.

La tecnologia progettata per muovere il reattore dovrebbe basarsi su 18 magneti superconduttori (alcuni dei quali sono prodotti proprio in Italia), i quali avranno il gravoso compito di confinare il plasma prodotto che avrà una temperatura nell’ordine di centinaia di milioni di gradi centigradi.

Nella ricerca condotta da Michael Zarnstorff, professore al Max Planck Princeton Research Center for Plasma Physics, viene palesato come i dispositivi magnetici basati su superconduttori possano si confinare il plasma in un campo di tipo toroidale, ma viene sottolineato anche come le bobine necessarie a tal scopo siano molto costose e difficili da costruire.

Ecco quindi che il professore e il suo team risolvono questo limite con una tecnologia basata su magneti permanenti, i quali seppur non in grado di creare lo stesso flusso magnetico, sono in grado di imporre un flusso al plasma di tipo poloidale, il tutto tramite otto bobine.

La strada da fare è ancora tanta, ma di certo le basi sono buone e giuste per intraprendere correttamente il percorso verso quella che sarà la soluzione ai problemi energetici del pianeta.

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