Negli ultimi anni la diatriba sulla tipologia di carburante e di motore migliore ha senza dubbio monopolizzato il dibattito pubblico relativo alle quattro ruote.

Si tratta in fondo di un problema d’interesse comune, su cui ognuno vorrebbe informarsi maggiormente e a cui si sta prestando molta più attenzione negli ultimi mesi soprattutto a seguito della svolta green intrapresa da molti Paesi, europei e non, anche grazie alla rinnovata sensibilità per i problemi ambientali.

Senza dilungarci troppo su cosa abbia spinto i consumatori a considerare in maniera più pesante che in passato il riscontro ambientale di determinate tecnologie, gli utenti si ritrovano anche a dover fare i conti con il rincaro crescente dei prezzi per benzina e diesel, ulteriormente aumentati all’inizio di quest’anno.

E’ divenuto dunque legittimo domandarsi se davvero sia il caso di dar fondo ad un certo consumo di carburante e produrre una copiosa quantità di emissioni con i combustibili fossili, come diesel e benzina. L’elettrico, dunque, ha iniziato ad essere contemplato nelle possibilità di acquisto per moltissimi utenti, anche se la leggenda delle “emissioni zero” non trova poi conferma con il Life Cycle Assessment.

Elettrico meglio del diesel o della benzina? Secondo uno studio, dipende dal numero di km percorsi col mezzo

Il Life Cycle Assessment corrisponde ad una nuova tipologia di approccio al problema, ed è un calcolo estremamente complesso, che va a considerare non soltanto il mezzo dal momento della sua prima accensione, ma anche ciò che è servito a produrlo – e conseguentemente la quantità di inquinamento derivante dalla fabbricazione del veicolo.

Questo ha portato a riconsiderare l’elettrico sotto una nuova luce: in media, investire su un’auto elettrica converrebbe in termini di emissioni prodotte solo laddove si fosse sicuri di percorrere con essa almeno 150.000 km.

Ciò deriva dal fatto che l’inquinamento prodotto durante la fabbricazione di un’auto elettrica è pari alle emissioni prodotte da un’auto diesel che (insieme all’inquinamento della sua produzione) abbia già percorso 150.000 km. Solo superando questa soglia si andrebbe effettivamente a garantire un guadagno in termini di salubrità dell’aria e dell’ecosistema.

E’ innegabile comunque che le auto elettriche si stiano diffondendo a macchia d’olio, soprattutto nei Paesi europei più “virtuosi” circa l’attenzione dimostrata verso le dinamiche ambientali, come Norvegia (definito da Il Sole 24 Ore “caso scuola”), Olanda e Germania. Che sia il preludio per un cambio di rotta definitivo?

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