malware unione europea

Che su Internet si annidano tanti pericoli è risaputo, ma a volte è meglio ricordarlo. L’Unione Europea, attraverso uno studio portato avanti dall’EUIPO, ha scoperto ben 4000 file contenenti malware, o comunque programmi indesiderati, provenienti da oltre 1000 siti web. Quest’ultimi avevano tutti una cosa in comune, la condivisione illegali di contenuti protetti come serie TV, film, giochi e altro.

Questi file provenivano da all’incirca 100 malware sviluppati individualmente. Erano occultati all’interno di finti software di utilità. Una volta scaricato il programma in questione, i file malevoli possono accedere ai dati personali memorizzati sul computer o altri dispositivi.

 

Siti di streaming

Come detto, l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale ha portato avanti questo progetto analizzando siti, e applicazioni mobile, sospette di condividere film, musica, videogiochi e programma televisivi copiati illegalmente. Il loro fine era indurre l’utente a condividere i dati della loro carta di credito, dell’accesso alle reti social o altri dati personali.

L’ente ha pubblicati i risultati della ricerca sul proprio sito ufficiale insieme ad altro materiale informativo proprio su tale argomento. Il tutto è stato fatto in collaborazione con l’United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute con il quale sono stati raccolti malware in due tornate diverse. Si parla di 200 GB di file maligni i quali sono passati anche attraverso l‘Europol per un’analisi più dettagliata.

Ecco una dichiarazione del direttore esecutivo dell’EUIPO, Christian Archambeau: “Le nostre precedenti ricerche hanno dimostrato che oltre la metà dei «nativi digitali» afferma che la sicurezza di un sito è prioritaria quando si accede a contenuti online. Le conclusioni dello studio odierno sono importanti per tutti gli utenti online, a prescindere dall’età, in quanto mettono in evidenza i pericoli insiti nei siti che violano il diritto d’autore. La cooperazione e la collaborazione dell’EUIPO con i nostri partner europei e internazionali proseguiranno e ci consentiranno di approfondire la nostra ricerca in questo settore.”

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