L’iconico logo dell’azienda americana

La notizia della settimana è senza dubbio l’acquisizione di Pebble da parte di Fitbit. La seconda ha compiuto questa operazione nella logica di poter utilizzare tutto il parco brevetti della prima (oltre alla parte software), ma in realtà le ragioni potrebbero essere molto più profonde. Scopriamo insieme tutti i dettagli.

Non è un mistero che il mercato wearable stenti a decollare, nonostante le previsioni di crescita che, annualmente, vengono rilasciate dagli analisti. In tutto questo contesto, gli smartwatch sono i dispositivi indossabili che vendono di meno. Qualche giorno fa, vi abbiamo riportato la notizia che l’85% del mercato wearable appartiene ai fitness tracker, non a caso.

Dunque, con l’acquisizione di Pebble, Fitbit mira a ridare slancio al settore smartwatch. L’azienda americana potrà infatti contare sull’ottimo sistema operativo realizzato da Pebble in questi anni, che ha sempre mostrato uno sviluppo continuo rispetto ad Android Wear (che invece è rimasto bloccato). Non solo, ma esiste una community enorme e molto attiva attorno a Pebble, senza dimenticare alcune caratteristiche chiave come l’incredibile autonomia e l’apprezzatissimo display dei propri smartwatch.

Se a tutto questo sommiamo l’integrazione con le app di terze parti di Fitbit e la posizione di primato dell’azienda americana nel settore wearable, ci rendiamo conto di come, effettivamente, questa acquisizione potrebbe davvero ridare una nuova linfa agli smartwatch, contribuendo al lancio di una nuova generazione degli stessi.

Come sempre, sarà il tempo a darci una risposta. Staremo a vedere cosa accadrà nel 2017, con il Mobile World Congress che potrebbe essere già la prima occasione per vedere i nuovi prodotti nati da questa operazione.

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