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Un provvedimento consente all’FBI di hackerarci

Spyware, hacker, trojan e worm: a queste minacce si affianca un nuovo e inatteso pericolo nel cyberspazio: l’FBI. Nei giorni scorsi, sono falliti miseramente i tentativi da parte di alcuni settori del Senato degli Stati Uniti di bloccare i poteri informatici del governo statunitense. Ciò significa che, grosso modo, all’FBI sarà consentito hackerare a sua discrezione i computer, senza chiedere permessi o dare spiegazioni e anche se si vive al di fuori del territorio degli Stati Uniti.

Questa vicenda richiama molto da vicina quella di alcuni mesi or sono, ovvero quando l’agenzia investigativa era in sfida con Apple per il tentativo di penetrare il sistema di blocco dell’iPhone del terrorista della strage di San Bernardino. All’epoca., diverse aziende si schierarono con Cupertino, lasciando l’FBI sola nel pretendere questo tipo di accesso alla privacy dell’utente.

Fino ad ora, gli interventi di regolazione standard dei computer da parte dell’FBI sono stati disciplinati dall’articolo 41 del regolamento federale di procedura penale della legge degli Stati Uniti, ora modificato. Attualmente, l’articolo 41 stabilisci i passi che le agenzie di intelligence devono seguire prima di attuare azioni di ricerca elettronica. Vale a dire, il diritto all’FBI di accedere ai computer. Ai nostri computer.

Con i nuovi emendamenti del Senato, all’FBI non sarà necessario alcun mandato da parte del giudice della stessa giurisdizione in cui viene commesso il reato. Da ora in avanti, qualsiasi giudice federale ha il potere di emettere un ordine che consente di intervenire nelle comunicazioni e nei dispositivi di hacking. Non importa dove il computer si trovi: se si sospetta un qualsiasi tipo di crimine, non c’è alcun permesso da chiedere.

Inoltre, come se non bastasse, l’FBI non considera malware i propri strumenti di hacking dal momento che, secondo l’organizzazione, non sono utilizzati per scopi negativi. “Con le nuove modifiche al Senato, l’FBI non avrà alcuna necessità di mandato da parte di un giudice della stessa giurisdizione cui il crimine è stato commesso“. Il senatore democratico Ron Wyden, uno dei politici più opposti a queste misure, ovviamente si schiera contro questo provvedimento e la presunta “bontà” del malware e ritiene che, al contrario, questo possa compromettere la nostra sicurezza e aprire la porta ad attacchi da parte di terzi.

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