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Meta nega di aver scaricato film porno pirata per addestrare l’AI

Meta risponde alle accuse di aver usato materiale pornografico pirata per addestrare la sua intelligenza artificiale: “Notizie infondate”.

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Meta AI, aumenta la sua popolarità

Negli ultimi giorni Meta si è trovata al centro di una bufera mediatica. Alcune voci sostengono che l’azienda avrebbe utilizzato film porno pirata per addestrare i suoi modelli di Intelligenza Artificiale. La notizia, esplosa sui social e poi ripresa da diversi media internazionali, ha rapidamente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica. Episodi come questo sollevano dubbi importanti su privacy, copyright e limiti etici dell’AI.

L’azienda di Mark Zuckerberg, però, ha smentito con fermezza. Nessun contenuto illegale o non autorizzato sarebbe stato incluso nei dataset di addestramento. Secondo quanto detto da Meta, i materiali usati provengono da archivi pubblici o da fonti per cui è stata concessa un’autorizzazione esplicita. “Le accuse sono totalmente false”, spiega un portavoce. Aggiunge anche che la società rispetta “rigorosamente le leggi sul diritto d’autore e sulla protezione dei dati”.

Etica e trasparenza nell’era dell’AI

L’episodio riaccende un dibattito ormai centrale: quanto è realmente trasparente il processo di addestramento dei modelli AI? Molti esperti chiedono regole più chiare su cosa può o non può essere utilizzato, specialmente quando si tratta di contenuti sensibili o di proprietà intellettuale. Non solo cosa ma anche come questi materiali vengono utilizzati.

Nel frattempo, Meta promette di pubblicare nuove linee guida per chiarire meglio la provenienza dei dati e garantire la massima trasparenza. L’obiettivo è rassicurare sia gli utenti sia le autorità, in un momento in cui la fiducia nei sistemi di intelligenza artificiale è più fragile che mai. In attesa di verifiche ufficiali, la vicenda mostra ancora una volta quanto sia sottile il confine tra innovazione tecnologica e rispetto dei diritti digitali.

In fondo, questo episodio rappresenta uno specchio dei tempi: l’AI cresce a una velocità impressionante, ma la trasparenza resta indietro. Gli utenti vogliono sapere non solo cosa l’intelligenza artificiale può fare, ma da dove impara. È lì che si giocherà la vera sfida etica di questo prossimo decennio.

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