WhatsApp e i chatbot che ti scrivono da soli: l’IA ora prende l’iniziativa

Su WhatsApp arrivano i messaggi proattivi dell’AI: interazioni più “umane” o solo un modo per trattenerti online?

WhatsApp

Meta, colosso della tecnologia e proprietaria di WhatsApp, sta testando una funzione che permette all’intelligenza artificiale di inviare messaggi automatici, anche quando non è stata interpellata. Si tratta di una novità che promette di rivoluzionare l’esperienza d’uso, ma che al tempo stesso accende il dibattito su privacy e consenso.

Il progetto si chiama Omni ed è sviluppato in collaborazione con Alignerr, società specializzata nel data labeling. La sperimentazione è attiva su WhatsApp, Instagram e Messenger. Al centro, la volontà di aumentare il coinvolgimento degli utenti attraverso chatbot più dinamici, capaci di mantenere viva la conversazione anche in assenza di stimoli da parte dell’utente. L’obiettivo di tutto ciò? Migliorare la permanenza sulle app di gruppo.

WhatsApp e i messaggi dell’AI: una funzione utile o un pericolo per la privacy?

Tutto nasce da AI Studio, piattaforma di Meta lanciata nel 2024 che consente a sviluppatori e utenti comuni di creare bot personalizzati senza necessità di programmazione. Aspetto, stile comunicativo e contenuti vengono definiti da chi crea il bot, che può poi essere distribuito su WhatsApp o altre app Meta. Il risultato? Bot che non solo rispondono, ma ricordano le conversazioni precedenti e inviano messaggi in base agli interessi dell’utente. Però, per non risultare troppo invadenti, Meta impone alcune condizioni. Ovvero il bot può scrivere solo dopo almeno cinque interazioni recenti e inviare un unico messaggio entro due settimane, se la persona non risponde.

Dietro questa innovazione si nasconde una strategia economica ben precisa. Secondo le stime interne, Meta potrebbe generare fino a 3 miliardi di dollari nel 2025 grazie all’intelligenza artificiale, con una crescita attesa fino a 1400 miliardi entro il 2035. Per raggiungere questi numeri, servono strumenti capaci di mantenere alta l’attenzione dell’utente, e i messaggi proattivi su WhatsApp rappresentano una carta chiave.

Ma se i bot iniziano a scrivere spontaneamente, cosa resta del controllo dell’utente? I rischi sono evidenti, poiché i messaggi, per quanto “gentili”, potrebbero sembrare manipolativi. In più, la capacità dell’AI di memorizzare dettagli personali e usarli per stimolare la conversazione ci spinge di fronte a temi delicati come la tutela della riservatezza. Meta assicura che ogni messaggio passa una revisione umana e segue linee guida rigide, ma il confine tra servizio utile e invasione della sfera privata è sempre più sottile.

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