Wendelstein 7-X rilancia la corsa globale alla fusione nucleare

Il reattore tedesco Wendelstein 7-X ha stabilito un record di plasma stabile a 43 secondi, avvicinando la fusione continua.

Il reattore tedesco Wendelstein 7-X ha stabilito un record di plasma stabile a 43 secondi, avvicinando la fusione continua.

C’è qualcosa di affascinante nel vedere un’idea che sembrava destinata a restare ai margini diventare protagonista. È quello che sta succedendo con Wendelstein 7-X, il reattore a fusione tedesco che ha appena stabilito un nuovo record mondiale: 43 secondi di plasma ad alte prestazioni, stabile e controllato. Una notizia che potrebbe sembrare tecnica e lontana, ma che in realtà ci riguarda molto più da vicino di quanto pensiamo.

 

Wendelstein 7-X stabilisce un nuovo record di plasma stabile a 43 secondi

Dietro il nome complicato — Wendelstein 7-X — si nasconde uno stellarator, un tipo di reattore meno famoso rispetto ai tokamak (quelli di ITER o JET, per intenderci), ma con un potenziale enorme. Mentre i tokamak sono capaci di performance impressionanti ma per pochi secondi, lo stellarator è nato proprio per durare nel tempo. Non è perfetto, ma ha dalla sua la promessa di una fusione continua, più simile a quella che un giorno potrebbe davvero alimentare le nostre città.

Ecco perché questo esperimento del Max Planck Institute for Plasma Physics ha fatto tanto rumore nel mondo della scienza. Non solo per la durata del plasma, ma per come è stata ottenuta: un’iniezione continua e millimetrica di pellet di idrogeno congelato, sparati uno dopo l’altro dentro il reattore mentre le microonde mantenevano il plasma a temperature infernali. Il tutto orchestrato come un meccanismo di orologeria.

Un altro dato che ha fatto alzare più di un sopracciglio tra gli esperti è il triplo prodotto raggiunto dal reattore: densità, temperatura e tempo di confinamento del plasma sono arrivati a livelli mai visti prima in uno stellarator, mettendolo sullo stesso piano dei migliori tokamak. Un traguardo che fino a poco tempo fa sembrava impossibile.

 

Una collaborazione internazionale per la fusione

La vera forza di questa impresa, però, sta nella collaborazione internazionale che l’ha resa possibile: Stati Uniti, Germania, istituti europei, laboratori come quello di Princeton… Tutti hanno messo un tassello. Un lavoro corale che dimostra come la corsa alla fusione sia ormai un progetto globale.

E a questo punto, la domanda viene spontanea: stiamo finalmente entrando nell’era della fusione? Non è ancora il momento di spegnere le centrali a carbone, ma il fatto che gli stellarator, finora considerati una curiosità per pochi appassionati, inizino a giocare nella stessa lega dei grandi tokamak, è un segnale forte. Non sarà una corsa breve, ma il traguardo adesso sembra un po’ meno lontano.

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