È bastato un post di Elon Musk su X (sì, ancora una volta) per scatenare un terremoto nel mondo aerospaziale: “SpaceX inizierà immediatamente a dismettere la sua navetta spaziale Dragon.” E no, non si tratta di un’esercitazione. Se davvero la capsula Dragon venisse ritirata, la NASA si ritroverebbe improvvisamente senza un taxi per lo spazio. E non stiamo parlando di un viaggio qualunque, ma del collegamento diretto con la Stazione Spaziale Internazionale.
SpaceX valuta l’addio a Dragon: crisi diplomatica o strategia?
Tutto nasce da una dichiarazione del presidente su Truth Social, in cui suggeriva – con una certa leggerezza – di tagliare i fondi e i contratti governativi destinati a Musk per “risparmiare miliardi”. La risposta di Elon non si è fatta attendere e, come al solito, è arrivata senza troppi filtri. Il tono? A metà tra il passivo-aggressivo e il tagliente. Il messaggio? “Ok, allora vi arrangiate”.
Il problema è che non possono proprio arrangiarsi. Attualmente, la Crew Dragon è l’unico mezzo americano capace di portare astronauti nello spazio. Da quando lo Shuttle è andato in pensione nel 2011, per anni la NASA si è dovuta affidare ai russi, pagando milioni a volo sulla Soyuz. Una dipendenza scomoda, soprattutto ora, visto il contesto geopolitico. La Dragon aveva risolto tutto questo, riportando i lanci sul suolo americano a costi persino più bassi. E adesso?
Adesso si rischia un salto indietro di dieci anni. L’unica alternativa, al momento, sarebbe la Starliner di Boeing… che però è ancora in alto mare. Ha accumulato anni di ritardi, problemi tecnici, test rinviati. Il suo debutto operativo è una grande incognita. E nel frattempo, cosa succede alle missioni verso la ISS? E al programma Artemis, che punta a riportare l’uomo sulla Luna e che proprio da SpaceX aspetta il lander?
Più che una crisi tecnica, questa sembra una crisi di dipendenza strutturale. Negli ultimi anni, la NASA ha fatto quello che molte agenzie pubbliche fanno: ha delegato. A partner efficienti, certo, ma pur sempre privati. E oggi, se uno di quei partner decide di chiudere i rubinetti per un capriccio o uno scontro politico, l’intero sistema vacilla.
Magari tra qualche giorno tutto rientrerà, si parlerà di “malintesi” o di “tensioni risolte”, ma per ora l’aria è tesa. E la sensazione è quella di aver costruito un ponte verso lo spazio… lasciando le chiavi in mano a qualcuno che potrebbe decidere, in ogni momento, di tirarle via.