A Bruxelles si è aperto un nuovo fronte di confronto fra la Commissione Europea e Apple. L’azienda di Cupertino ha, infatti, depositato un ricorso formale contro il pacchetto di obblighi che l’esecutivo UE intende far entrare in vigore con la prossima generazione di iOS (indicata internamente come release 19/26). Alla base della contesa c’è il Digital Markets Act (DMA), il regolamento pensato per ridurre il potere dei cosiddetti “gatekeeper” e favorire la piena interoperabilità fra piattaforme e dispositivi eterogenei.
Apple: quali cambiamenti richiede il DMA?
Fra i punti salienti figura, inoltre, il capitolo dedicato ai visori di realtà virtuale e aumentata. La Commissione pretende che, collegati via cavo o in wireless, tali dispositivi possano dialogare con iPhone a velocità di trasferimento dati comparabili a quelle dei prodotti Apple. Eliminando colli di bottiglia che finora hanno penalizzato sviluppatori e utenti europei. Allo stesso tempo, il testo regolatorio invita Apple a offrire un sostegno nativo per alternative ad AirDrop e AirPlay, così da non costringere gli utenti a rimanere confinati nell’ecosistema proprietario per lo scambio rapido di file o la trasmissione dello schermo.
Inoltre, stando alle richieste delineate dagli uffici della Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, iPhone e iPad dovranno garantire, già dal prossimo grande aggiornamento, un ventaglio di aperture inedite verso hardware di terze parti. In concreto, smartwatch non firmati Apple dovranno poter ricevere notifiche push complete e offrire all’utente la possibilità di rispondere direttamente ai messaggi senza passare dallo schermo del telefono. Lo stesso vale per le cuffie Bluetooth e altri indossabili. Inoltre, il procedimento di accoppiamento dovrà essere semplificato, riducendo drasticamente i passaggi oggi necessari.
Il colosso californiano, attraverso una dichiarazione affidata al Wall Street Journal, ha bollato le prescrizioni come irragionevoli, costose ed anche potenzialmente dannose per l’innovazione. Secondo il portavoce, l’imposizione di standard di interoperabilità più ampi mina le fondamenta dell’esperienza integrata dei prodotti Apple. Inoltre, solleva timori in materia di tutela dei dati personali. Secondo quanto riferito, infatti, consentire a software non certificato di gestire notifiche, messaggi o connessioni a bassa latenza potrebbe esporre informazioni sensibili degli utenti europei a rischi crescenti. Al momento non ci sono state risposte ufficiali dalla Commissione, ma sembra improbabile che Apple riesca a congelare o rinviare l’entrata in vigore delle nuove norme.