Apple ha messo in atto una nuova strategia produttiva. L’azienda di Cupertino ha spostato una parte significativa della produzione relativa agli iPhone dal polo manifatturiero cinese all’India. Tale svolta è stata in gran parte dettata dalle crescenti tensioni commerciali e dalle tariffe introdotte dall’amministrazione Trump. I nuovi dazi, infatti, hanno imposto oneri più pesanti sulle merci “made in China” destinate al mercato statunitense. Un report recente di Canalys evidenzia l’andamento di tale transizione. A maggio, le spedizioni di iPhone in uscita dagli stabilimenti indiani verso gli Stati Uniti hanno toccato quota 3 milioni di pezzi. Un balzo che porta ad un aumento del 76% su base annua. È importante sottolineare che, anche se è elevato il tasso di crescita, il volume mensile è diminuito. Un calo che indica come Apple abbia già preso contromisure anticipate. Ciò calibrando la produzione per evitare eccessi di offerta o problemi logistici.
Apple: novità per la logistica della produzione degli iPhone
Sul fronte opposto, le esportazioni americane dalla Cina hanno subito un tracollo altrettanto marcato. Ad aprile, gli iPhone spediti dalla Cina verso gli Stati Uniti erano stati circa 4,3 milioni. Mentre a maggio sono scesi drasticamente a 900.000 unità. È curioso notare come la percentuale di calo cinese rispecchi specularmente quella di crescita indiana, sottolineando il processo di riallocazione della produzione.
Anche considerando i risultati incoraggianti, rimangono ostacoli non trascurabili. Ampliare stabilimenti, formare forza lavoro specializzata e consolidare infrastrutture richiede tempo e investimenti notevoli. Inoltre, tale riorganizzazione non passa inosservata ai vertici politici statunitensi. Stando a quanto riportato da Bloomberg, Donald Trump avrebbe persino contattato personalmente Tim Cook, sollecitandolo a sospendere l’avanzata indiana e a concentrare gli sforzi per rafforzare la produzione direttamente sul suolo americano.
La mossa di Apple rappresenta un esperimento su vasta scala nella ridefinizione delle sue catene globali del valore. La sfida ora sarà rendere sostenibile tale nuova configurazione produttiva. Il tutto garantendo qualità e tempestività agli utenti finali, senza essere troppo esposti alle turbolenze diplomatiche.