Se guidi un diesel Euro 5 e vivi in Piemonte (o in una delle regioni del Bacino Padano), probabilmente hai già sentito parlare del blocco che dovrebbe scattare da ottobre 2025. Ma cosa significa davvero? E, soprattutto, c’è ancora speranza che la misura venga rivista?
Cosa succede davvero con il blocco dei diesel in Piemonte
Facciamo un passo indietro. L’obiettivo è chiaro: ridurre lo smog. Il Governo italiano si è preso un impegno con l’Unione Europea, e per rispettarlo si punta a limitare la circolazione delle auto più inquinanti. In questo caso, parliamo proprio delle diesel Euro 5, che non sono certo “vecchissime”, ma nemmeno di ultima generazione. Il problema? Sono ancora tantissime. Solo in Piemonte si contano circa 290 mila veicoli interessati, e l’effetto di un blocco totale sarebbe enorme, soprattutto per chi ogni giorno deve muoversi per lavoro.
A essere coinvolti sarebbero i comuni sopra i 30 mila abitanti. Tradotto: tutti i capoluoghi di provincia (esclusa Verbania) e buona parte della cintura torinese. E qui si accende la discussione. Da un lato c’è la necessità – sacrosanta – di respirare aria più pulita. Dall’altro, però, c’è la realtà quotidiana di centinaia di migliaia di persone che rischiano di rimanere bloccate senza alternative concrete.
L’assessore all’ambiente del Piemonte, Matteo Marnati, ha messo il punto: sì alla riduzione delle emissioni, ma no a misure che taglino fuori lavoratori e famiglie senza offrire soluzioni pratiche.
Ed è proprio su questo che le regioni del Bacino Padano stanno lavorando insieme. L’idea è trovare misure compensative per evitare il blocco totale. Incentivi green, bonus per i mezzi pubblici, bandi per favorire una mobilità più sostenibile: ancora non c’è nulla di definitivo, ma le trattative sono in corso.
Per ora non resta che seguire gli sviluppi. L’autunno è vicino, ma la partita è ancora aperta. E l’obiettivo, almeno sulla carta, è non lasciare nessuno a piedi.