Robot dalle alghe: nuova frontiera della microrobotica sostenibile

Microrobot ispirati alle alghe promettono una robotica ecologica e rigenerativa, ma restano interrogativi sul loro impatto ambientale.

Microrobot ispirati alle alghe promettono una robotica ecologica e rigenerativa, ma restano interrogativi sul loro impatto ambientale.

Immagina una squadra di minuscoli robot ispirati… alle alghe. Sembra l’inizio di un film di fantascienza, ma è realtà. Si chiama Greens ed è un progetto europeo che vuole rivoluzionare il mondo della robotica puntando tutto sulla sostenibilità. A guidarlo è l’Università di Bari Aldo Moro e, tra una scoperta e l’altra, c’è anche un’idea bellissima: applicare le famose “5 R” dell’economia circolare (ridurre, riciclare, ripensare, riparare, riutilizzare) non solo agli oggetti di uso quotidiano, ma pure ai robot.

 

Microbot verdi per ripulire il mondo

Sì, proprio quei robot che immaginiamo freddi e metallici. Solo che, stavolta, la base non è il metallo: sono alghe unicellulari, le diatomee, piccolissimi organismi che vivono nell’acqua e fanno un sacco di cose utili. Producono ossigeno, assorbono CO₂ e hanno delle strutture naturali talmente complesse e affascinanti che gli scienziati le stanno studiando per farci materiali nuovi, sensori e — appunto — robot microscopici.

Il progetto Greens ha ricevuto più di 3,7 milioni di euro dall’Unione Europea, e punta tutto su questi “algarobot”. Come funzionano? Le diatomee vengono rivestite con un polimero adesivo (la polidopamina), su cui vengono attaccati enzimi speciali capaci di degradare sostanze inquinanti. Poi ci si aggiungono dei mini magneti, così possiamo guidarli dove serve. Una volta arrivati sul posto, fanno il loro lavoro — ripuliscono, rilasciano sostanze utili o altro — e la cosa incredibile è che queste nuove capacità possono essere ereditate dalle generazioni future. Senza dover intervenire geneticamente. È un po’ come se questi robot imparassero da soli.

Ovviamente, ci sono anche dei dubbi. Gianluca Maria Farinola, il ricercatore a capo del progetto, si chiede cosa potrebbe succedere se questi microrobot finissero fuori controllo. Potrebbero diventare inquinanti come le microplastiche? È una domanda giusta e importante, soprattutto se vogliamo evitare che una tecnologia nata per aiutare diventi un problema.

Ma intanto, siamo davanti a qualcosa di affascinante: robot che vengono dal mare, che parlano la lingua della natura, e che ci danno una mano a ripulire il mondo. Non è fantascienza, è già futuro.

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