Microsoft ha recentemente rimosso ogni riferimento ufficiale al metodo che permetteva di installare Windows 11 su computer non supportati, ovvero privi di modulo TPM 2.0 o di una CPU compatibile. La modifica sembra essere stata introdotta di recente, probabilmente dopo il rilascio della versione 24H2 del sistema operativo, segnalando un ulteriore passo nella strategia dell’azienda per rafforzare i requisiti di sicurezza del proprio ecosistema.
Windows 11 è il primo sistema operativo consumer di Microsoft a imporre restrizioni hardware non per motivi di prestazioni, ma di sicurezza. Sebbene processori più datati, come gli Intel Core di quinta e sesta generazione, siano ancora in grado di eseguire l’OS senza problemi evidenti, il colosso di Redmond ritiene che tali CPU presentino vulnerabilità hardware irrisolvibili, come quelle legate agli exploit Spectre e Meltdown. Questo approccio mira a garantire una maggiore protezione contro attacchi informatici sofisticati, ma ha sollevato critiche da parte di utenti e aziende che vorrebbero maggiore flessibilità nell’adozione del sistema operativo.
Microsoft conferma l’importanza del TPM per la sicurezza
Il TPM 2.0 è considerato essenziale per la sicurezza dell’ecosistema Windows, e la rimozione della documentazione per l’installazione sui PC non supportati sembra confermare la volontà dell’azienda di non fare concessioni in tal senso. Secondo Microsoft, il rispetto di questi standard aiuta a prevenire minacce come il malware basato su firmware e attacchi di esecuzione remota, riducendo i rischi per gli utenti.
Non è chiaro se il metodo alternativo basato sulla modifica del registro di sistema sia ancora funzionante, ma è evidente che Microsoft ha deciso di non supportarlo più ufficialmente. Inoltre, con il recente aggiornamento 24H2, alcuni strumenti di terze parti che permettevano di aggirare i controlli di compatibilità sembrano aver dovuto sviluppare nuove soluzioni, suggerendo che le vecchie tecniche non siano più efficaci. Questa decisione potrebbe spingere molti utenti a considerare l’aggiornamento dell’hardware o a cercare alternative per continuare a utilizzare i propri dispositivi senza dover cambiare sistema operativo.
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