robot spia che si autodistruggono

Alcuni ricercatori dell’Università di Seoul, mentre lavoravano ad un progetto per creare dei robot capaci di controllare il proprio ciclo di vita, hanno ideato accidentalmente dei bruchi robotici che sono in grado si sciolgono divenendo una melma tossica. Questi dispositivi potrebbero facilmente essere usati come strumenti-spia in grado di rubare dati e poi scomparire.

Il piccolo robot dall’aria innocente può avvicinarsi ad una qualsiasi arma e misurarne la temperatura grazie ai propri sensori. Dopodiché può tornare indietro, posizionarsi in un luogo sicuro, passare le informazioni raccolte e poi autodistruggersi.

Come fanno ad autodistruggersi questi robot?

Lo spybot ha un corpo lungo 3 cm ed è formato da difeniliodonio esafluorofosfato mischiato con una resina siliconica. Tale composizione permette al robot di avere resistenza ed elasticità e di riprodurre movimenti simili a quelli di un bruco.

Ma come fa ad autodistruggersi? Il procedimento è innescato dai led ultravioletti che sono posizionati all’interno del robot. Una volta attivati, destabilizzano la composizione chimica: la luce ultravioletta trasforma in fluoruro il difeniliodonio esafluorofosfato, indebolendo la struttura fino a portarne il completo scioglimento.

Il problema riscontrato è che il residui lasciati dopo l’autodistruzione contengono ioni di fluoruro che possono essere altamente tossici. C’è poi anche da considerare che il processo che permette la liquefazione dura circa un’ora. Un po’ troppo per un dispositivo che non dovrebbe essere scoperto.

I nuovi bruchi robotici hanno di certo grandi potenzialità, bisogna mettere a punto qualche dettaglio e risolverne i problemi prima di “mandarli sul campo”. Tuttavia, il loro impiego potrebbe avere altre funzioni importanti e innovative anche in medicina. L’avanzare della tecnologia porterà con il passare del tempo sempre più cambiamenti nella vita umana, questo ne è solo un esempio.

 

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