Da quasi una settimana il nuovo social powered by Instagram è attivo, stiamo ovviamente parlando di Threads, un network su base testuale che Meta ha colto l’occasione di lanciare proprio nel momento più nero per la sua controparte Twitter, il quale si trovava ad affrontare la dura decisione di Musk di limitare le visualizzazioni per ridurre il data scraping.

Dopo alcune ore di calma apparente, che hanno visto un silenzio stampa su Twitter di Musk protrarsi addirittura per 24 ore, cosa molto rara dall’acquisto di Twitter da parte di Musk, è esplosa la polemica, portata avanti dal legale personale di Musk e associato dello studio legale Quinn Emanuel, Alex Spiro, una sorta di “reprimenda”, di fatto una “minaccia di azione legale” a tutti gli effetti.

 

Le accuse

Le accuse portate avanti da Twitter mediante il proprio legale sono decisamente dirette e importanti: “Twitter intende far valere rigorosamente i suoi diritti di proprietà intellettuale e chiede che Meta prenda provvedimenti immediati per smettere di utilizzare i segreti commerciali di Twitter o altre informazioni altamente riservate“.

Secondo Spiro, Meta avrebbe assunto dozzine di ex impiegati di Twitter, azione decisamente prevedibile vista la politica di tagli al personale applicata da Musk e il conseguente malcontento generato da tale decisione.

Anche Musk ha deciso poi con un tweet di dire la sua, ecco cosa recita il suo post: “La concorrenza va bene, il barare no”.

In risposta a tutte queste accuse, il direttore delle comunicazioni di Meta, Andy Stone, ha postato su Threads uno statement in cui attesta che nessuno nel team di ingegneri che si occupa dello sviluppo di Threads è un ex dipendente di Twitter.

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