Cyberbullismo

Una delle piaghe più diffuse in questi ultimi anni è il cyberbullismo. Capace di sfruttare le debolezze e le insicurezze personali questo attacco online può essere davvero letale. Vittima di questa forma di bullismo sono state alcune cheerleader minorenni. Carnefice una donna di 50 anni che, vedendole come rivali di sua figlia, ha cercato di eliminarle. Ecco cosa si è inventata e ha realizzato questa mamma criminale.

 

Mamma criminale prende di mira delle cheerleader minorenni, vittime di cyberbullismo

Si chiama Raffaela Spone, la madre di 50 anni che in Pennsylvania è stata arrestata dalla polizia con l’accusa di cyberbullismo. La donna, vedendo in alcune cheerleader delle rivali per la figlia, ha cercato letteralmente di gettare fango su di loro realizzando dei video deepfake pornografici.

In pratica Spone, utilizzando questo speciale software che sfrutta l’intelligenza artificiale, ha sostituito i volti di alcune ragazze riprese in atteggiamenti davvero discutibili con quelli di queste cheerleader inviandoli agli allenatori della squadra. Riprese mentre si ubriacavano e fumavano completamente nude, con questo escamotage la madre criminale sperava di farle espellere dalla squadra. Ovviamente la donna ha modificato a dovere il contenuto dei filmati e quelle povere ragazze non sono state altro che le vittime di cyberbullismo.

Non contenta la donna avrebbe anche indotto le ragazze al suicidio senza troppi mezzi termini. La povera figlia, secondo quanto dichiarato dalle autorità che stanno indagando sul caso, sarebbe stata all’oscuro di tutto.

Le indagini sono iniziate lo scorso anno a seguito di una segnalazione da parte di uno dei genitori delle vittime. Successivamente anche altre ragazze hanno denunciato i diversi episodi di cyberbullismo messi in atto da Spone. La donna ora dovrà rendere conto del crimine in un’udienza che si terrà il 30 marzo.

È incredibile come la colpevole di cyberbullismo sia stata proprio una delle figure che dovrebbe difendere i figli: la madre. Crescerli è una sfida, ma proteggerli dai pericoli dei social network lo è ancora di più.

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