amore

Ci siamo appena lasciati alla spalle San Valentino, il giorno sicuramente più romantico dell’anno, il giorno degli innamorati durante il quale tutti siamo un po’ più sdolcinati nei confronti del nostro partner. L’amore, è come una droga e questo non sono né la filosofia né i miti a dirlo, ma è la scienza. Infatti sembra proprio che l’amore, un po’ come tutti i sentimenti che proviamo durante la nostra esistenza, sia in grado di scatenare in noi modificazioni fisiologiche e biochimiche. Ma vediamo nel dettaglio come fa l’amore a farci andare “fuori di testa”.

Quando ci innamoriamo, diventiamo una vera e propria fabbrica di ormoni e neurotrasmettitori che, all’interno del nostro corpo, agiscono come droghe naturali. Si tratta di quelle sostanze che possono farci sentire in paradiso oppure che possono farci soffrire. Nessuno ha mai detto che l’amore sia una cosa semplice ma oggi, ne abbiamo la prova. La scienza, infatti, dimostra che qualunque sentimento umano e dunque non solo l’amore, sia legato a specifiche modificazioni fisiologiche e biochimiche del nostro organismo.

Nell’amore il cervello è l’organo coinvolto in primo piano

Tali modificazioni avvengono perché si attivano specifiche aree del cervello che possono essere osservate mentre sono in attività grazie a tecniche come la PET o la Risonanza magnetica funzionale. Si tratta di metodiche che consentono agli scienziati di visualizzare l’attività cerebrale in tempo reale. Uno studio in particolare, pubblicato da scienziati della Stony Brook University di New York ha riscontrato in 37 soggetti un’ondata di attività nell’area del cervello nota come area tegmentale ventrale. Ancora, un altro studio, pubblicato sulla rivista Journal of Sexual Medicine, descrive ben 12 aree del cervello che lavorano insieme per rilasciare le sostanze chimiche tipiche dell’amore.

Dunque l’amore, in qualunque sua forma, ci fa davvero andare un po’ fuori di testa. È come se ci trovassimo in un’altra dimensione che accende nel nostro cervello aree specifiche che ci possono far sentire al settimo cielo o che, al contrario, possono farci soffrire le pene dell’inferno.

FONTEJournal of Sexual Medicine
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