Trump è ai ferri corti con i social. Il presidente americano ha dichiarato che la Sezione 230 dovrebbe essere revocata. Una tale modifica cambierebbe il modo in cui usiamo Internet.

L’ordine esecutivo firmato da Trump per abolire la sezione 230 priva Twitter, Facebook e in parte Google di un’adeguata protezione, ma anche noi utenti presenti su tali piattaforme. La faida è nata dal tweet del presidente riguardante lo spiacevole accaduto di George Floyd. Twitter ha ritenuto che quel tweet fosse un tentativo di glorificare la violenza. Il presidente non ha reagito molto bene, ritiene che i social abbiano troppo potere.

Twitter non sta facendo nulla per tutte le bugie diffuse (…) Hanno preso di mira il presidente degli Stati Uniti. La sezione 230 dovrebbe essere revocata” ha twittato Trump. Lo scopo della Sezione 230 è proteggere i proprietari di qualsiasi “servizio informatico interattivo” dalla responsabilità per cose pubblicate da terzi. La sezione 230 è stata emanata nel 1996 come parte della legge chiamata Communications Decency Act, che aveva principalmente lo scopo di frenare la pornografia online. Gran parte di tale legge era controversa, ma la sezione 230 c’è ancora.

Quando è stata emanata la legge, i proprietari dei siti temevano di poter essere citati in giudizio se avessero esercitato il controllo sui contenuti, quindi la legge include una disposizione con cui i siti possono rimuovere contenuti offensivi o discutibili in autonomia. Gli utenti che pubblicano contenuti illegali possono essere ritenuti responsabili in tribunale. La Sezione 230 è sempre stata un tema fortemente dibattuto. All’inizio, c’erano diversi casi di alto profilo in cui le aziende cercavano di sopprimere le critiche facendo causa ai proprietari delle piattaforme.

La sezione 230 protegge gli utenti, non solo le aziende, ma il presidente Trump vuole revocarla

Il presidente Trump e altri che hanno attaccato la Sezione 230 affermano che tale legge dà alle grandi compagnie troppa protezione legale e permette loro di sfuggire alla responsabilità delle proprie azioni. Alcuni conservatori, incluso il presidente, hanno affermato di essere soggetti a censura sui social media. La sezione 230, spesso interpretata erroneamente, non richiede che i siti siano neutrali. Lo scopo è garantire un controllo che non sia incline alla censura ma nemmeno il contrario.

Solo il Congresso può modificare la Sezione 230, non Trump. Un commissario della FCC, Brendan Carr, ha accusato Twitter di prendere decisioni “basate sul fatto che approvi o disapprovino la loro politica”. Per le compagnie non è questione di politica, se un contenuto non rispetta determinate normative, allora può essere rimosso. Nonostante Trump non sia in grado di modificare la legge, le minacce continue potrebbero essere sufficienti.

Jeffrey Westling ritiene che: “Le persone stanno iniziando a rendersi conto che l’ordine esecutivo non ha bisogno di essere legalmente esecutivo. Diventa un’analisi costi-benefici di ‘Vale la pena mettere in evidenza che il presidente americano ha dato una notizia falsa?'”. Intervistato dal Congresso, Jack Dorsey ha affermato che “Se non avessimo tale protezione, non saremmo in grado di fare nulla per molestie o migliorare la sicurezza di una conversazione sulla piattaforma“.

Il caso di Trump dimostra quanto assumersi le proprie responsabilità non dovrebbe essere un concetto così relativo. Immaginate Trump stesso. Nel momento in cui diffonde odio e fake news, quanto è giusto che sia Twitter ad assumersi le responsibilità? Questo è ciò che accadrebbe revocando la sezione 230. “Ironia della sorte, Donald Trump è un grande beneficiario di questa legge”, ha dichiarato Kate Ruane, consulente legislativo senior della American Civil Liberties Union.

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