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In questo periodo l’interesse della comunità scientifica attorno a Marte ha subito un’impennata senza precedenti per alcuni recenti scoperte e invenzioni. Partiamo dal fatto che alcuni studi hanno evidenziato finalmente il perché il pianeta rosso sia così avaro di acqua allo stato liquido. Sebbene un tempo fosse ricco di acque e fiumi, l’evoluzione di Marte in pianeta arido è dovuta anche a uno strano fenomeno.

Sul quarto pianeta del Sistema Solare pare che si creino grosse masse di vapore acqueo trattenute in uno stato super saturo. In fisica ciò significa che il vapore acqueo viene conservato in uno stato gassoso ma molto denso, con particelle umide legate al pulviscolo stellare. La masse di vapore poi vengono sospinte dai venti del pianeta, i quali disperdono parte dell’umidità accumulata nello spazio a causa della debole atmosfera.

 

Marte: la Vita sul Pianeta è possibile

Un’altra scoperta, stavolta in positivo, è dovuta al lavoro del rover Curiosity della Nasa in missione su Marte, poiché uno dei suoi strumenti ha misurato una grande quantità di gas metano mai rilevata prima. Così alte concentrazioni di questo elemento di solito è dovuto a processi biologici delle creature viventi, o almeno così avviene sulla Terra. Sebbene il metano su Marte potrebbe derivare anche da da reazioni che avvengono nel sottosuolo tra l’acqua e le rocce, la sua presenza massiva potrebbe rappresentare tracce di vita recente.

Infine, oltre alle scoperte spaziali, c’è chi sulla Terra pensa a un modo di respirare ossigeno su Marte generato direttamente in loco. Perché per vivere sul Pianeta Rosso non basterà raggiungerlo e costruire dei luoghi accoglienti dove soggiornare come visto nel film The Martian. Colonizzare Marte richiederà innanzitutto un modo per sopravvivere alla mancanza di ossigeno respirabile nella concentrazione esatta che troviamo nella nostra atmosfera terrestre.

Per questo è in sviluppo un’invenzione proveniente dal Jet Propulsion Laboratory della NASA: il sistema di nome MOXIE estrae l’ossigeno mediante processi chimici da molecole di CO2, ovvero l’elemento in concentrazione più alta nell’atmosfera marziana. Sarà implementato sul rover della prossima missione Mars 2020 e, se dovesse funzionare anche sul pianeta rosso, potrebbe dare il via alla produzione massiva di ossigeno per colonizzare Marte in un futuro non troppo lontano.

 

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