amazon alexa scadenza alimentiAmazon Alexa si avvarrà presto di una funzione decisamente curiosa ed indubbiamente utile. Grazie ad una collaborazione con il colosso Tupperware, di fatto, si è realizzato Ovie, un add-in intelligente che ci avvisa quanto un alimento congelato sta per andare a male.

 

Amazon Alexa: il tuo aiuto in cucina

Alexa sta per giungere in Italia, dove ad accoglierlo vi sono i primi tester contattati direttamente dall’azienda. Nel frattempo, desta curiosità ed interesse il nuovo rilevatore IoT chiamato SmartTag che, grazie a diversi agganci, può essere abbinato a buste, contenitori Tupperware o agganciato direttamente al cibo, per controllare la scadenza.

Nel momento in cui la data di scadenza si avvicina, Ovie ci avvisa tramite un messaggio sullo smartphone o attraverso lo speaker Amazon Echo. Tra le altre cose, Tupperware ha fatto sapere anche che si giungerà ad una conclusione simile anche per Google Home. Il suo funzionamento è abbastanza semplice.

Basta indicare manualmente o vocalmente il tipo di cibo da abbinare allo SmartTag che, grazie ad un database interno online, stabilirà il tempo di deterioramento del cibo congelato impostando un countdown, al termine del quale saremo avvisati dell’immediata necessità di consumare il prodotto.

All’utente, ovviamente, è data facoltà di stabilire una data personale di scadenza. Entro metà tempo il pulsante del supporto si illuminerà di una luce verde, dopodiché diventerà gialla ad indicare che il cibo deve essere consumato al più presto. Se diventerà rossa ci sarà poco da fare: è troppo tardi e dovrete buttare via tutto.

Si parla di un prodotto da concedersi a partire da febbraio 2019 a seguito dell’annessa campagna KickStarter che concede il bundle con  tre Ovie SmartTag, tre connettori universali e un hub a 60 dollari, in sconto del 33% rispetto al costo finale stabilito in chiusura.

Articolo precedenteFacebook: Zuckerberg si scusa (anche) con l’Europa per il caso Cambridge Analytica
Articolo successivoGoogle contro migliaia di proprietari di iPhone: altri problemi di privacy