Trapelato un nuovo brevetto Sony. Il colosso dell’elettronica giapponese potrebbe lavorare su un sistema di guida automatico in grado di identificare la modalità di funzionamento di un altro veicolo. Tuttavia, non sono stati divulgati molti dettagli sulla tecnologia.

Il sistema può essere applicato a un’unità di controllo elettronica per controllare un veicolo autonomo. Inoltre, il brevetto mostra un meccanismo il quale permetterebbe a più macchine di comunicare le loro modalità operative in tempo reale.

Le presunte intenzioni di Sony di dedicarsi alla guida automatica sono emerse per la prima volta il mese scorso. Infatti, un po’ di tempo fa Nikkei ha riferito che la società con sede a Tokyo stava pianificando di collaborare con cinque operatori di taxi in Giappone nel tentativo di sviluppare una piattaforma basata su intelligenza artificiale. La partnership, che comprende i gestori di taxi di Tokyo Daiwa Motor Transportation, Hinomaru Kotsu, Kokusai Motorcars, Green Cab e Checker Cab, ha come obiettivo lo sviluppo di una tecnologia AI in grado di prevedere la domanda per il servizio di trasporto. Tutto ciò tenendo conto degli aggiornamenti meteo, avvisi sul traffico e eventi pubblici nelle vicinanze.

Sony investe nei veicoli con guida automatica ideando un sistema che permetterà di controllare tali mezzi

In teoria, la piattaforma di taxi azionata dall’IA sarebbe in grado di schierare una serie di veicoli in aree in cui si crede ci sia una crescente domanda per il servizio. Al momento non è chiaro se l’azienda e i suoi partner pianificano di far debuttare la piattaforma oltre il loro paese d’origine, supponendo che la tecnologia finisca per essere commercializzata.

Alla fine dello scorso anno, Sony ha mostrato un veicolo senza conducente incentrato sull’intrattenimento chiamato New Concept Cart SC-1. Un mezzo a tre posti in grado di guidare da solo fino a 12 miglia all’ora (19,31 kmh). La demo si è svolta al college universitario di Okinawa Science and Technology University lo scorso settembre. Tale veicolo autonomo trasportava cinque sensori CMOS Exmor 35mm R, oltre a moduli ultrasonici e un LIDAR bidimensionale. In questo modo, forniva all’SC-1 la capacità di prendere misurazioni precise e una visione a 360 gradi di ciò che lo circondava.

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